Bruxelles – Rispetto delle urne e del Parlamento, con la definizione del nome della presidenza della Commissione europea che deve essere il frutto degli accordi in Parlamento e non in Consiglio. Gli europarlamentari mandano un pro-memoria tutto politico ai capi di Stato e di governo in vista delle elezioni europee del 2024, approvando una risoluzione che chiede “un legame evidente e credibile tra le preferenze espresse dai cittadini alle urne e l’elezione del presidente della Commissione”.
Secondo la proposta licenziata dagli europarlamentari (365 ‘sì’, 178 ‘no’, 71 astenuti), a partire dal prossimo voto europeo la designazione del capo dell’esecutivo comunitario dovrebbe dipendere dal raggiungimento di una maggioranza in Parlamento, in linea con il trattato di Lisbona, mentre “si dovrebbe porre fine alla pratica degli accordi a porte chiuse raggiunti in seno al Consiglio europeo“.
La risoluzione approvata non è vincolante, ma segna una presa di posizione chiara e una separazione netta tra Parlamento europeo e Consiglio europeo, i leader degli Stati membri. Si propone dunque un sistema alternativo a quello dello ‘Spitzenkadidat’, l’indicazione del candidato presidente della Commissione europea da parte dei partiti politici prima del voto, ma fatto saltare per il ‘non’ del presidente francese Emmanuel Macron le scorse elezioni.
Ora il Parlamento dice ‘basta’ all’attuale sistema, che vede il Consiglio suggerire il nome al Parlamento, che vota l’eventuale fiducia. Non più così, bensì il contrario. La risoluzione chiede che, a voto svolto, durante il primo ciclo di negoziati alla guida del processo dovrebbe esserci il candidato capolista del partito europeo che si è aggiudicato il maggior numero di seggi, se necessario con la partecipazione del presidente del Parlamento.
In tal senso tra le richieste dei deputati figura inoltre un “accordo legislativo” tra i gruppi e i partiti politici allo scopo di raggiungere una maggioranza in Parlamento, gettare le basi del programma di lavoro della Commissione e garantire che venga dato un seguito adeguato al voto degli elettori.
“Va restituita credibilità al sistema dei candidati capilista“, sottolinea Sven Simon (PPE), correlatore del testo. “Gli elettori hanno bisogno di chiarezza su come il loro voto influisce sulla scelta delle politiche e delle persone alla guida dell’UE”. Per questo, “diversamente dal 2019, dobbiamo evitare di fare promesse che non possiamo mantenere”.