Bruxelles – L’iter lungo più di tre anni sta per concludersi, mettendo a terra su tutto il territorio dell’Unione una legge che porterà ordine nella sfera dei servizi digitali. Il Digital Services Act entrerà pienamente in vigore domani (17 febbraio), quando tutte aziende online dovranno adempiere agli obblighi previsti dal nuovo Regolamento proposto dalla Commissione nel dicembre 2020 e concordato dai co-legislatori di Parlamento e Consiglio dell’Ue nella primavera di due anni fa.
A partire da domani anche le piattaforme e motori di ricerca con meno di 45 milioni di utenti attivi mensili saranno tenute a rispettare le indicazioni del nuovo Regolamento Ue sulla responsabilizzazione e protezione degli utenti online attraverso la mitigazione dei “rischi sistemici” e l’applicazione di “solidi strumenti di moderazione dei contenuti”. Tra questi i sistemi di profilazione e raccomandazione di contenuti, privacy e sicurezza dei minori online, contenuti illegali ed effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione, accesso ai dati per i ricercatori attraverso un meccanismo speciale. Sempre dal 17 febbraio sarà attiva la nuova architettura di vigilanza paneuropea, di cui la Commissione sarà l’autorità competente ma in stretta collaborazione con i coordinatori nazionali dei servizi digitali nel quadro del Digital Services Act (tra cui Agcom per l’Italia), responsabili per la vigilanza di piattaforme e motori di ricerca più piccoli. Un Centro europeo per la trasparenza algoritmica (Ecat) fornirà assistenza a tutti gli attori di vigilanza per valutare se il funzionamento degli algoritmi è in linea con le linee rossa della legislazione comunitaria.
Per quanto riguarda i 19 fornitori di servizi digitali identificati come dominanti dello spazio online – e che hanno dovuto fornire una valutazione dei rischi ciascuno sulla propria piattaforma – la responsabilità della vigilanza è della Commissione Europea, che ha già iniziato a muoversi dall’autunno dello scorso anno per valutare possibili infrazioni del Digital Services Act. Questi attori dominanti sono due grandi motori di ricerca (VLOSEs, in gergo) – Bing e Google Search – e 17 grandi piattaforme online (VLOPs): social media (Facebook, Instagram, Twitter, TikTok, Snapchat, LinkedIn, Pinterest), servizi di commercio elettronico (Alibaba AliExpress, Amazon Store, Apple AppStore, Zalando), servizi Google (Google Play, Google Maps e Google Shopping), e anche Booking.com, Wikipedia e YouTube.
La Commissione Ue ha presentato una proposta per un pacchetto digitale il 15 dicembre 2020, che comprende il Digital Services Act (la legge sui servizi digitali) e il Digital Markets Act (la legge sui mercati digitali). Dopo poco più di un anno di negoziati all’interno del Parlamento e del Consiglio dell’Ue e tra co-legislatori, il 25 aprile 2022 è arrivata l’intesa definitiva, che ha sancito la pietra miliare del “ciò che è illegale offline, è illegale online”. Il 16 novembre successivo il Digital Services Act è entrato parzialmente in vigore – applicandosi in primo luogo alle piattaforme di grandi dimensioni – introducendo multe fino al 6 per cento del fatturato globale per le violazioni del Regolamento.
Quali sono gli obblighi secondo il Digital Services Act
Gli obblighi previsti dal Digital Services Act stimolano a responsabilizzare e proteggere gli utenti online attraverso la mitigazione dei “rischi sistemici” e l’applicazione di “solidi strumenti di moderazione dei contenuti”. Gli utenti dovranno ricevere informazioni “chiare” sul motivo per cui vengono raccomandate loro determinate informazioni e avranno il diritto di rinunciare ai sistemi di raccomandazione basati sulla profilazione (sempre vietata invece per i minori), mentre gli annunci pubblicitari non potranno essere basati sui dati sensibili dell’utente (origine etnica, opinioni politiche, orientamento sessuale). Per quanto riguarda la protezione dei minori, le piattaforme dovranno riprogettare i loro sistemi per garantire un “elevato livello” di privacy e sicurezza.
Previste dal Digital Services Act anche etichette su tutti gli annunci e informazioni su chi li promuove, con l’obbligo per le piattaforme di elaborare le segnalazioni degli utenti su contenuti illegali grazie a un meccanismo apposito. A questo proposito serviranno misure per affrontare i rischi e gli effetti negativi sulla libertà di espressione e di informazione, attraverso termini e condizioni “chiari” e rispetto “in modo diligente e non arbitrario”. La valutazione sarà condotta anche in modo esterno e indipendente, compreso l’accesso ai dati ai ricercatori attraverso un meccanismo speciale. Gli archivi di tutti gli annunci serviti dovranno essere pubblicati sull’interfaccia delle piattaforme, così come rapporti di trasparenza sulle decisioni di moderazione.