E insomma, avevano ragione i Paesi nordici, gli auto definiti “virtuosi” dell’Unione europea: dare i soldi all’Italia è un po’ buttarli, perché non li sappiamo spendere, oppure, è regalarli ai delinquenti che semplicemente se li rubano per comprarsi beni di lusso.
La storia dei 600 milioni scomparsi dai fondi del Pnrr (ma leggendo i quotidiani c’è già chi parla di indagini per altri milioni forse sottratti) è su tutta la stampa europea, in particolare è sul Financial Times, la bibbia degli investitori mondiali, che certo ora rifletteranno ancor meglio prima di spendere soldi nel nostro Paese.
Certo, c’è da dire che la truffa è stata rapidamente scoperta, che un sacco di persone sono state messe agli arresti. Insomma, lo Stato non sta lì a dormire. Certo va anche detto che in Italia i controlli ci sono, più forze di polizia verificano cosa succede ai fondi pubblici, e questo avviene forse in misura maggiore che in altri Paesi e dunque di magagne se ne scoprono tante, forse di più di quante se ne scoprano altrove.
Non è però comunque accettabile che facili profezie come queste si autoavverino sempre da noi. Lo sforzo fatto da più governi italiani per ottenere questi fondi e per riuscire a spenderli (che è la cosa più difficile ed ancora da realizzare) non può farsi travolgere dalle “solite storie italiane”, che pesano sulla nostra immagine al punto da rallentare la nostra crescita economica, da danneggiare il nostro ruolo sui tavoli internazionali, da farci ritenere “i soliti italiani, bravi sì nella moda, nel design, nella cultura, ma che poi, alla fine, sono sempre inaffidabili”.
Questa, va detto, tutto sommato tempestiva indagine che sembra aver inchiodato un buon numero di delinquenti, deve diventare un simbolo della capacità di controllo dei nostri sistemi di vigilanza. Cerchiamo di fare in modo che chi vuol rubare i soldi dei cittadini (europei) capisca che non sarà tanto facile farlo ancora in futuro. Che le tentazioni siano tante, quando c’è in ballo un mare di soldi che, per di più, va anche speso in fretta, è inevitabile, anche la Corte dei Conti europea da tempo ha espresso molte preoccupazioni su furti o semplici errori nella spesa.
La risposta italiana a questa messa alla berlina internazionale può essere solo una: continuare a vigilare con determinazione e, forse ancora più importante, riuscire a spendere presto e bene il prezioso capitale del Pnrr.