Bruxelles – Ora tra le istituzioni dell’Unione Europea e la Georgia – o meglio, il partito al potere Sogno Georgiano – è scontro aperto. Perché nonostante un mese e mezzo di proteste quotidiane nelle strade di Tbilisi e chiari avvertimenti da Bruxelles sulle conseguenze dell’adozione di un progetto legislativo ben più che controverso, il Parlamento georgiano ha accelerato i tempi e ha approvato oggi (14 maggio) in terza lettura il progetto di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, mettendo ora a durissimo rischio la strada – già accidentata – della Georgia verso l’adesione all’Unione Europea.
“Tbilisi, vi sentiamo e vi vediamo! I georgiani per le strade sognano l’Europa, sventolano con orgoglio la bandiera europea, vogliono un futuro europeo, si aspettano valori e standard europei”, ha commentato con un post su X la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, in risposta provocatoria al voto del Parlamento georgiano che ha dato il via libera definitivo a una legge che si pone in rotta di collisione con i valori e i principi necessari per aderire all’Unione. Mentre 84 deputati (su 116 presenti) hanno votato a favore della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, per le strade della capitale e su viale Rustaveli (dove ha sede il Parlamento) sono andate in scena nuove manifestazioni oceaniche pro-Ue e contrarie a un’iniziativa legislativa che viene considerata di matrice russa. E come già dimostrato nelle ultime settimane, la polizia anti-sommossa ha utilizzato anche oggi violenza contro i manifestanti, a quanto si apprende da numerosi video postati social media dagli stessi manifestanti.
La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era già stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Da settimane è altissima la tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini hanno animato sabato scorso (11 maggio) la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991. Il progetto di legge sarà inviato alla presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, che ha già annunciato che porrà il veto: ma Sogno Georgiano potrà utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’.
Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles da settimane non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea. Ma ora a Bruxelles è in fase di preparazione una risposta netta verso Tbilisi, per non far passare sotto silenzio un atteggiamento assolutamente non costruttivo da parte del governo e della maggioranza parlamentare controllata da Sogno Georgiano. Il percorso verso l’adesione all’Ue è condizionato anche dai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione.
Dal Parlamento Europeo è arrivata la richiesta degli eurodeputati dei gruppi del Ppe, S&D, Verdi e Renew Europe all’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, di preparare sanzioni mirate contro tutti i responsabili del progetto di legge, inclusi il primo ministro georgiano, Irakli Kobakhidze, e il fondatore di Sogno Georgiano, l’oligarca Bidzina Ivanishvili. Anche i ministri degli Affari esteri di 11 Paesi membri hanno esortato Borrell a “inviare un messaggio inequivocabile a Tbilisi che questa legislazione è incompatibile con i progressi della Georgia nel suo percorso verso l’Ue”. È però in Consiglio dell’Ue che si stanno arenando i tentativi di operare in modo congiunto tra i Ventisette: già ieri sera (13 maggio) i rappresentanti dei 27 governi Ue si sono messi all’opera per una dichiarazione comune di condanna, ma l’Ungheria e la Slovacchia si sono opposte. Mentre i lavori proseguono per tentare di smorzare l’intransigenza di Budapest e Bratislava, A Bruxelles si attende più verosimilmente una dichiarazione dell’alto rappresentante Ue (che non richiede alcuna unanimità).
Il complesso rapporto tra Ue e Georgia
Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.
Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.
In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.