Bruxelles – L’Ungheria cede all’Unione Europea sui programmi Erasmus+ e Horizon Europe. E decide di accettare le condizioni di Bruxelles e modificare le normative sul funzionamento dei consigli di amministrazione delle fondazioni di gestione, che avevano portato la Commissione europea ad escludere gli ungheresi dai programmi culturali.
Tramite un Comunicato del Ministero della Cultura e dell’Innovazione ungherese, pubblicato oggi (1 settembre), il ministero conferma che esiste un disegno di legge che vuole modificare la legge oggetto di contestazioni da parte dell’Ue. Contemporanea anche la critica all’Ue: “Nonostante l’apertura e le iniziative del governo, Bruxelles non è disposta ad agire da quasi un anno”, dal momento che questo progetto sarebbe stato presentato a novembre 2023, ma mai considerato dalla Commissione.
I punti chiave della proposta sono volti a dirimere tutte le questioni che hanno portato “alla discriminazione degli studenti” ungheresi, esclusi dai programmi Erasmus+ e Horizon. Si modificherebbero le regole relative al conflitto di interessi per le kekva, abbreviazione ungherese che identifica le fondazioni di gestione patrimoniale di interesse pubblico, che svolgono funzioni pubbliche come la gestione delle università.
L’Ungheria sembra disposta a scendere a patti, seppur in modo polemico, con la Commissione europea e le richieste di trasparenza e anticorruzione. Chiaramente, questo viene fatto con dei paletti definiti: “Le proposte che Bruxelles voleva applicare escludendo dal Consiglio di amministrazione rettori e professori ungheresi e nominando ONG straniere come membri del Consiglio di amministrazione, non saranno accettate”. Il comunicato è chiaro: la disponibilità a modificare la legge ungherese esiste, seppur con qualche perplessità sulle tempistiche, ma alle condizioni ungheresi.
“Per noi è chiaro che dobbiamo porre fine all’esclusione delle università ungheresi dai programmi Erasmus e Horizon, poiché a causa di questa ingiusta decisione, gli studenti universitari non beneficiano di ciò che è un loro diritto fondamentale in quanto cittadini dell’Unione Europea”, ha sottolineato Veronika Varga-Bajusz, Segretaria di Stato responsabile dell’istruzione superiore, della formazione professionale e degli adulti, e dei giovani.
Nella proposta presentata dal governo ungherese, come riporta il quotidiano ungherese 24.hu, viene definito chi non può essere membro di un consiglio di amministrazione o di vigilanza delle fondazioni universitarie, come i membri del parlamento, i sindaci o i segretari di stato, e altri figure professionali elencate nella modifica delle norme.
Nel settembre 2023, l’Ungheria aveva finalmente ceduto alle pressioni dell’Ue, annunciando che i ministri del governo Orban si sarebbero dimessi dai consigli di amministrazione delle kekva. Per capire l’impatto della presenza di politici Fidesz nel mondo accademico ungherese, deve essere considerato che le fondazioni si occupano di gestire le sovvenzioni pubbliche, la vita universitaria e il patrimonio, ma soprattutto che la nomina dei commissari non ha (fino ad ora) scadenza. Da notare che, nel tempo, 34 università sono state cedute dallo Stato alle kekva, nelle quali molti dei membri di spicco erano personalità vicine al premier Orban.
L’Ungheria esclusa dai fondi
La privatizzazione delle università, che implicava l’uso di fondi fiduciari gestiti indirettamente dal governo tramite membri di fiducia, è diventata impossibile da ignorare per la Commissione. La decisione di congelare i finanziamenti rivolti alle università, per la ricerca e gli scambi studenteschi è stata un duro colpo per le istituzioni studentesche ungheresi. Come detto prima, l’esecutivo aveva ceduto alle pressioni della Commissione europea per correggere il tiro con le dimissioni dei ministri, ma mai fino ad oggi, era stata concretamente messa sulla tavola la possibilità di modificare la legge.
L’Ungheria era stata sanzionata nel dicembre 2022, con la sospensione del 55 per cento dei fondi di coesione, con l’accusa di di aver ripetutamente violato lo stato di diritto, di non aver realizzato una riforma della giustizia e di non aver combattuto a dovere la corruzione. Le 17 misure correttive presentate non erano adeguate e sufficienti a colmare la gravi lacune del paese. L’esclusione dai programmi di istruzione era solo arrivata dopo ad acuire il muro europeo rispetto alla non conformità ungherese alle regole.
Per ora l’Unione Europea non si è espressa sulla decisione ungherese di modificare la propria legislazione, ma ci si aspettano dei cambiamenti che potrebbero risolvere un impasse che riguarda l’Ungheria da quasi due anni.