Bruxelles – Si apre un nuovo capitolo alla guida del Consiglio europeo. Oggi (29 novembre) è avvenuto il passaggio di consegne ufficiale tra il presidente uscente, Charles Michel, e António Costa, l’ex primo ministro portoghese scelto dai Paesi membri per succedere al belga. Ai 27 si è rivolto il nuovo leader, affermando che “non dobbiamo ignorare le nostre differenze di opinioni”, perché sono “la forza dell’Unione”. Ma senza dimenticare che “solo insieme possiamo assicurare pace, stabilità e prosperità al nostro continente”.
Alla simbolica cerimonia della campanella, lo ‘scettro’ utilizzato dal presidente del Consiglio europeo per aprire e chiudere i vertici con i capi di stato e di governo dell’Ue, erano presenti anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e la vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. Nel passare il testimone al collega socialista, Michel ha rivendicato quanto ottenuto negli ultimi cinque anni: le ambizioni sugli obiettivi climatici, la crisi pandemica e la risoluta risposta all’invasione russa in Ucraina. “Il Consiglio europeo – ha dichiarato il liberale belga – è e deve essere il guardiano dell’unità europea. Quando siamo uniti siamo molto forti e possiamo raggiungere grandi cose per il bene delle persone”.
Costa, da ex sindaco di Lisbona e primo ministro lusitano a presidente del Consiglio europeo, ha affermato che “non c’è contraddizione tra questi tre livelli”. Perché – ha sintetizzato il leader socialista – “Lisbona è la mia città. Il Portogallo è il mio Paese e l’Europa è la nostra casa comune“. Una casa le cui fondamenta devono essere “i valori europei, la pace e la prosperità”.
In continuità con il suo predecessore, Costa promette di non cedere un passo sul sostegno a Kiev: “Pace non vuol dire la pace di un cimitero, non vuole dire capitolazione e non deve ricompensare l’aggressore”, ha messo in chiaro il neo-presidente, ma “deve essere durevole e rispettare il diritto internazionale”. Un avvertimento a chi incrocia, anche solo per un mese, alla presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea: Viktor Orbán, il più schietto sostenitore della necessità di un cessate il fuoco immediato in Ucraina alle condizioni di Putin. Ma anche al presidente americano eletto Donald Trump: il rapporto con la Casa Bianca sarà una delle nuove sfide che Costa dovrà dimostrare di saper gestire nei prossimi anni.
La pace va inseguita e realizzata anche attraverso l’allargamento, che Costa ha definito “strumento per la pace e imperativo geopolitico”. Sia Bruxelles che i Paesi candidati dovranno “lavorare di più e più velocemente”. Senza “tempistiche artificiali”, ma anche senza “ostacoli indebiti”. E la pace va perseguita infine in un mondo multipolare che conta sette continenti e 193 Paesi, da “coinvolgere tessendo insieme una rete globale”, ha dichiarato Costa. Per fare ciò, è necessario che la ricca Europa abbandoni “concetti come Sud globale o Nord Globale”, ha avvertito ancora il presidente del Consiglio europeo. L’azione esterna dell’Unione europea deve essere guidata dal sostegno a “cause globali, come la lotta alla povertà, il cambiamento climatico e la salvaguardia della salute dei nostri oceani”.
Il primo impegno per Costa sarà già lunedì 2 dicembre, quando il leader incontrerà von der Leyen e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola. Oggi, a farne le veci, la dem Pina Picierno, che nel fare gli auguri al neo-presidente ha sottolineato che “sarà fondamentale la collaborazione tra le diverse istituzioni che compongono l’Unione europea, affinché diventi sempre più forte e competitiva”.
Chi è Antonio Costa
Socialista, 62 anni, una grande passione per il Benfica e una ancor più grande per la politica. Deputato, eurodeputato, sindaco, ministro e primo ministro: Antonio Costa è un politico di lungo corso che nelle sue diverse vesti ha navigato l’Unione europea in lungo e in largo. La sua carriera ne ha fatto assiduo frequentatore dei Consiglio dell’Ue nei suoi diversi formati. Ministro della giustizia (1999-2002), ministro degli Interni (2005-2007), e poi primo ministro (2014-2024). Una parentesi in europarlamento (2004-2005), di cui è stato vicepresidente. Europeista convinto, ha assistito al grande allargamento del 2004.
Non era al governo, era sindaco di Lisbona quando, nel 2011, il suo Paese chiese il programma di salvataggio al fondo salva-Stati Efsf (2011), quando la crisi dell’euro raggiunse le propaggini della penisola iberica. Ma poi, in veste di capo del governo, fu chiamato a gestire la non semplice gestione della crisi pandemica di COVID-19. Durante l’estate del 2017 Costa ha fatto massiccio ricorso all’Ue e al suo servizio di protezione civile per gestire l’emergenza incendi, di fatto concorrendo a dare una dimostrazione concreta di cosa vuol dire Unione europea. Ha rassegnato le dimissioni alla fine del 2023, dopo le accuse di corruzione che hanno investito alcuni suoi ministri e anche la sua persona (ma, a quanto sembra, si trattò di un caso di omonimia). La sua esperienza lo porta a godere della stima politica di colleghi e avversari.