Bruxelles – Dal 27 novembre, quando è iniziata la rapida avanzata dei ribelli siriani che hanno rovesciato il regime di Bashar al-Assad, “1,1 milioni di persone sono state sfollate in tutto il Paese“. I dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha) svelano il danno collaterale della presa di Damasco da parte di Hay’at Tahrir al-Sham (HTS), che ha inevitabilmente gettato nel caos ampie porzioni di territorio. Per rispondere alla nuova emergenza, la Commissione europea ha annunciato oggi (13 dicembre) il lancio di un ponte umanitario che convoglierà al confine turco-siriano quasi 100 tonnellate di forniture sanitarie e di prima necessità.
Logisticamente, l’operazione umanitaria dell’Ue è divisa in due branche: 50 tonnellate di forniture sanitarie dalle scorte dell’Ue faranno tappa a Dubai per poi raggiungere Adana, nel sud della Turchia, mentre altre 46 tonnellate di medicinali, cibo, ripari d’emergenza, prenderanno il volo da un’altra riserva dell’Ue in Danimarca, dirette sempre nella città turca a pochi chilometri dal confine con la Siria. Da lì, saranno consegnate all’Unicef e all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) per la distribuzione.
Le tensioni si concentrano principalmente nel nord della Siria, dove proseguono gli scontri tra diversi gruppi armati. Nella città Manbij, a nord-est di Aleppo, l’Esercito Nazionale Siriano sostenuto dalla Turchia sta assediando le unità curde e arabe delle Forze Democratiche Siriane – che godono della protezione degli Stati Uniti dai tempi della lotta all’Isis -, nel tentativo di assicurarsi ampie porzioni di territorio dell’Amministrazione Autonoma della Siria del Nordest. L’offensiva del gruppo foraggiato dalla Turchia – a cui non sta partecipando l’HTS di Abu Mohammed al-Jolani (o Ahmad al Sharaa, il suo vero nome)- secondo i dati di Ocha avrebbe messo in fuga oltre 100 mila persone verso l’interno delle aree amministrate dai curdi.
Da sud-ovest invece, l’esercito israeliano ha occupato la zona demilitarizzata in territorio siriano nelle Alture del Golan e si è spinto fino alla città di Quneitra. L’aviazione israeliana ha inoltre compiuto più di 350 bombardamenti per annientare l’arsenale militare di Assad.
“Il crollo del regime di Assad offre nuove speranze al popolo siriano. Ma questo momento di cambiamento comporta anche rischi e difficoltà. Con la situazione sul campo così instabile, il nostro aiuto alla popolazione siriana è sempre più importante”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Oltre all’operazione aerea, Bruxelles ha annunciato la mobilitazione di 4 milioni di euro per “rispondere alle esigenze umanitarie più urgenti della popolazione”. Kit per i traumi, kit per ripari d’emergenza e supporto e materiale igienico-sanitario, ma anche la distribuzione di pacchi alimentari a 61.500 persone nel nord della Siria.
Von der Leyen ha dichiarato che “discuterà ulteriormente della fornitura di aiuti umanitari” nell’incontro previsto martedì prossimo (17 dicembre) ad Ankara con il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. Vista la posizione espressa dall’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, per conto dei 27 Paesi membri, secondo cui è “fondamentale preservare l’integrità territoriale della Siria e rispettare la sua indipendenza e sovranità”, forse von der Leyen dovrebbe chiedere all’autoritario leader turco di mettere da parte le mire espansionistiche nel nord della Siria. “Nessun Paese tiri la coperta dalla propria parte“, si era augurata Kallas. Resta da vedere se il messaggio verrà consegnato a Erdogan da von der Leyen.