Strasburgo – Il presidente francese Emmanuel Macron ha ricevuto a Parigi il cancelliere tedesco Olaf Scholz per riaffermare l’impegno dei due Paesi a rafforzare l’Europa e a creare un fronte comune che faccia da argine all’imprevedibilità della nuova amministrazione statunitense.
L’incontro tra i due leader, avvenuto oggi (22 gennaio), è stato organizzato per celebrare l’anniversario della stipula, nel lontano 1963, del Trattato dell’Eliseo – firmato da Charles De Gaulle per la Francia e Konrad Adenauer per l’allora Germania Ovest – che ha segnato l’inizio della stretta collaborazione tra i due Paesi considerati tradizionalmente il motore dell’integrazione europea.
Ma, nella sontuosa residenza presidenziale parigina, il simbolismo storico si fonde col tempismo del presente: la riunione si è svolta a due giorni dall’insediamento di Donald Trump come 47esimo presidente degli Stati Uniti e un mese prima delle elezioni anticipate in Germania, in calendario per il prossimo 23 febbraio.
Il y a 62 ans, le général de Gaulle et le chancelier Adenauer ont posé le cadre de notre relation si spéciale.
L’Allemagne et la France avancent main dans la main, convaincues que dans les temps qui s’ouvrent notre amitié est notre force.
Ensemble, aujourd’hui et demain. pic.twitter.com/9CLyAYSMqY
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) January 22, 2025
In una conferenza stampa congiunta al termine dell’incontro, i due leader hanno riaffermato la necessità di far fronte comune per contrastare l’imprevedibilità della nuova amministrazione a stelle e strisce. Il tema di come impostare le relazioni transatlantiche sta tenendo banco in questi giorni durante la sessione plenaria dell’Eurocamera in corso a Strasburgo.
Berlino e Parigi, ha sostenuto il padrone di casa di fronte ai giornalisti, devono fare “tutta la loro parte” nel contesto di una “Europa unita, forte e sovrana” che sia in grado di “difendere i suoi interessi” anche contro le azioni poco amichevoli che ci si aspetta possa compiere Trump. Quest’ultimo è stato definito da Scholz “una sfida” per il Vecchio continente, dopo che il tycoon newyorkese si è lamentato ieri del fatto che l’Ue sarebbe “molto, molto cattiva” con gli Usa, minacciando per l’ennesima volta pesanti dazi doganali per ottenere “equità” nel rapporto di Washington coi Ventisette.
“L’Europa non si rannicchierà e non si nasconderà, ma sarà invece un partner costruttivo e assertivo“, ha garantito Scholz, descrivendo tale atteggiamento come “la base per una buona cooperazione con il nuovo presidente americano”. Il presidente francese ha sottolineato a sua volta che l’Ue “deve anche sviluppare la propria base industriale” oltre ad aumentare gli investimenti in difesa, come suggerito stamattina dal presidente del Consiglio europeo António Costa, il capo dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen e il primo ministro polacco Donald Tusk in Aula a Strasburgo.

Per Macron e Scholz, l’Europa deve rafforzarsi per poter tenere testa ad una seconda presidenza Trump. Ma, al netto delle dichiarazioni di monsieur le Président (“la coppia che formiamo è solida”, ha sostenuto parlando alla stampa), il proverbiale motore franco-tedesco non è mai parso così in panne come oggi, con le due principali economie del Vecchio continente che faticano a rimanere a galla e i rispettivi sistemi politici in fase di crisi profonda.
Oltralpe, la popolarità del capo dello Stato è in caduta libera, mentre il governo transalpino guidato da François Bayrou (il quarto insediatosi dal gennaio 2024) è appeso ad un filo a causa delle spaccature all’Assemblée nationale. La riuscita del suo compito primario, quello di assicurare al Paese un bilancio per il 2025 e di ridurre il rapporto deficit/Pil attualmente intorno al 6 per cento (il doppio di quello che consentirebbero i vincoli europei), è tutt’altro che garantita.
Non va meglio sull’altra sponda del Reno, dove il cancelliere dimissionario è considerato un inetto e dove, sondaggi alla mano, il secondo partito alle elezioni del mese prossimo sarà l’ultradestra post-nazista e filorussa di Alternative für Deutschland (AfD). Che per celebrare l’occasione ha nominato per la prima volta nella sua storia una candidata alla carica di capo del governo dopo essere stata incensata da Elon Musk – il proprietario di X, SpaceX e Tesla a cui spetterà un ruolo chiave nel Trump bis, finito nella bufera per essersi esibito in un doppio saluto nazista proprio all’insediamento del nuovo presidente – come l’unica forza politica in grado di “salvare la Germania“.
In tutto questo, l’economia tedesca è in recessione da due anni e, complice la crisi nera dell’automotive che sta attanagliando l’intero continente, non si vede per il momento alcuna luce in fondo al tunnel.