Bruxelles – Fondi di coesione usati per priorità nuove e diverse, tra cui la difesa? Non proprio una buona idea, perché “le misure proposte potrebbero aumentare la complessità, esercitare pressioni sulla capacità amministrativa e diluire l’attenzione della politica sulla riduzione delle disparità regionali”. E’ questo il parere della Corte dei conti europea, che vede rischi sulla proposta di revisione di medio termine del programma per le regioni messo a punto dalla Commissione europea.
L’esecutivo comunitario, come spesso spiega il vicepresidente esecutivo Raffaele Fitto, offre a governi ed enti locali la possibilità di attingere ai fondi strutturali per finanziare cinque nuove priorità (competitività, difesa, politiche abitative, gestione e sicurezza idrica, transizione energetica). Fermo restando come la scelta non sia obbligatoria e comunque resti “una questione politica per i co-legislatori Ue”, e dunque una loro scelta, per i revisori di Lussemburgo spostare le risorse della politica di coesione per le nuove priorità comporta “il rischio che l’attuazione di queste nuove priorità indebolisca l’approccio basato sul territorio e influisca negativamente sull’efficacia della politica, con conseguente aumento delle disparità regionali“. Si chiedono quindi i correttivi del caso per “mitigare” questo rischio.
Per quanto riguarda nello specifico il capito relativo alla difesa, nel parere della Corte dei conti Ue viene messo in risalto che preoccupa “il modo in cui obblighi di trasparenza e il principio del ‘non arrecare danno significativo’ (vale a dire garantire che le iniziative dell’Ue siano in linea con gli obiettivi climatici e ambientali dell’Unione) possano applicarsi agli investimenti nel settore della difesa“. Quest’ultimo, in sostanza, non avrebbe nulla a che fare con i fondi strutturali.
Non finisce qui, perché al team von der Leyen si contesta anche l’iniziativa relativa al contributo Ue di favore qualora gli Stati e le regioni scelgano di usare le risorse europee per le nuove priorità. E’ convinzione della Corte dei conti dell’Ue che il finanziamento europeo al 100 per cento (ossia nessun obbligo di cofinanziamento pubblico o privato), indipendentemente dal livello regionale di sviluppo economico, “potrebbe favorire in modo sproporzionato le regioni ricche e ridurre l’effetto leva complessivo dei fondi di coesione dell’Ue”, e la raccomandazione qui è di lasciare inalterati i tassi di cofinanziamento tradizionali.