Bruxelles – Diplomazia, e al tempo stesso fermezza. Pausa negoziale, ma per lavorare alle contromisure e una risposta decisa e magari a nuove politiche europee che rimettano in discussione quelle vecchie, che si tratti di un mercato unico da rilanciare o di un Green Deal da cancellare. A Strasburgo il dibattito sui dazi imposti dall’amministrazione statunitense sui beni Ue diventa l’occasione per uscire dal seminato, e mettere anche sotto osservazione la Commissione europea e la sua presidente, Ursula von der Leyen.
A mettere pressione sull’esecutivo comunitario è proprio il gruppo dei Popolari (Ppe), lo stesso a cui appartiene von der Leyen, a cui si dà fiducia ‘a tempo’. “La pausa di 90 giorni dei dazi è saggia, ma l’inazione non può diventare la nostra politica“, avverte Jorgen Warborn, che dall’Ue si attende una “risposta” alla tariffe del presidente Usa, Donald Trump. Il Ppe la vorrebbe “bilanciata” e comunque “rispettosa” dell’alleanza tradizionale tra le due sponde dell’Atlantico. Niente scontri, in sostanza.
L’Ue sceglie la “risposta graduale” ai dazi di Trump: negoziare e solo dopo colpire
Nell’emiciclo si crea invece un’alleanza socialisti-liberali-verdi-Sinistra che spinge per una risposta muscolare. La chiede la capogruppo S&D, Iratxe Garcia Perez, quando parla di “negoziare partendo da una posizione di forza, senza farsi ricattare”. Lo dice ancor più chiaramente Bas Eickhout (Verdi), quando scandisce che “Trump fa un gioco stupido e pericoloso, e occorre rispondere in modo deciso a chi fa il bullo”. Lo ribadisce anche la capogruppo di Renew, Valerie Hayer, quando ricorda che la linea deve essere quella di “non chiudere le porte al negoziato, ma la Commissione Ue deve essere pronta alla risposta decisa”. Il co-presidente de la Sinistra, Martin Schierdewan, insiste per imporre tasse digitali sui giganti del web, tutti americani.
Il dibattito vede convergenze nelle convergenze. Così Verdi e Sinistra chiedono una strategia tutta europea per l’Ue, affinché nell’immediato futuro possa essere regola, sintetizza Eickhout, “produrre europeo, comprare europeo, proteggere l’europeo”. Questa la ricetta dei Verdi, che rilanciano il Green Deal, con la Sinistra che chiede la stessa cosa, vale a dire “indipendenza strategica per la nostra industria”, precisa Schierdewan. Questa indipendenza, per il capo-delegazione del Movimento 5 Stelle, Pasquale Tridico (la Sinistra), dovrebbe concretizzarsi attraverso maggiori “legami con nuovi partner globali, i Paesi emergenti, i Brics”, una scelta, quest’ultima, non certo agevole visto che nel gruppo Brics c’è la Russia di Vladimir Putin con cui i rapporti dell’Ue sono deteriorati.
Il dibattito d’Aula diventa quindi anche il momento per parlare di questioni di politica interna e altri temi poco attinenti alla questione principale. Ne dà riprova René Aust (AfD), di Europa Sovrana: “Il nostro motto è ‘prima la Germania’, ma non la Germania da sola”, sottolinea per dire che di fronte ai dazi di Trump bisogna cercare di evitare di muoversi in ordine sparso. Salvo poi lanciare critiche all’esecutivo comunitario: “La Commissione europea dovrebbe smetterla di attaccare AfD in Germania, interferire con le questioni interne dell’Ungheria e accettare i risultati delle elezioni in Romania“.
Il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, conferma che l’opzione principale alla questione dazi rimane la soluzione concordata e negoziata con Washington, e rassicura i falchi e le colombe dell’Aula. “Usiamo i 90 giorni di sospensione dei dazi per preparare le contro-tariffe“.