Bruxelles – L’Unione europea si prepara a un rilancio strutturale dell’energia nucleare. In un momento in cui la decarbonizzazione e la competitività industriale diventano priorità convergenti, la Commissione europea ha pubblicato ieri (12 giugno) la nuova edizione del Programma illustrativo nucleare (Pinc), stimando investimenti per 241 miliardi di euro entro il 2050. Una cifra necessaria per garantire il prolungamento della vita operativa dei reattori esistenti e per costruirne di nuovi su larga scala. Il messaggio appena sotto la superficie è: senza l’enegia dell’atomo, il rischio è mancare gli obiettivi climatici fissati per la metà del secolo.
Il documento, previsto dal Trattato Euratom, sottolinea come il nucleare continui a rappresentare una leva strategica per alcuni Stati membri, accanto alle fonti rinnovabili. L’obiettivo è ambizioso: oltre il 90 per cento dell’elettricità europea dovrà provenire da fonti decarbonizzate entro il 2040, un mix in cui il contributo nucleare sarà complementare ma determinante. La capacità nucleare installata è destinata ad aumentare da 98 a circa 109 GW entro la metà del secolo, a fronte di un contesto in cui tutti i vettori a basse emissioni saranno necessari per raggiungere gli obiettivi climatici. Accanto alla modernizzazione dei grandi impianti, si guarda con crescente interesse allo sviluppo dei cosiddetti reattori modulari, in particolare i Small Modular Reactors (Smr), gli Advanced Modular Reactors (Amr) e i microreattori. Queste tecnologie più compatte, flessibili e adatte alla generazione distribuita, rappresentano una frontiera su cui l’Ue intende giocare un ruolo guida a livello globale. Anche la fusione, sebbene ancora in fase di ricerca avanzata, entra nella visione di lungo periodo come possibile svolta energetica.
Resta tuttavia cruciale affrontare con decisione i nodi strutturali del settore: sicurezza, gestione dei rifiuti e smantellamento. L’esecutivo europeo ribadisce l’importanza di mantenere i più alti standard di sicurezza e protezione, assicurando al tempo stesso un approccio responsabile alla gestione del combustibile esausto. In parallelo, si richiede ai governi nazionali di investire in infrastrutture dedicate allo smaltimento e di garantire che le operazioni di decommissioning avvengano in modo efficiente e sostenibile. Altro tema centrale è la cooperazione tra autorità regolatorie, considerata essenziale per ridurre i tempi di autorizzazione e snellire i processi tecnici e burocratici. La Commissione punta anche su una maggiore autonomia strategica: l’approvvigionamento del combustibile nucleare dovrà essere diversificato per evitare dipendenze geopolitiche, attraverso partenariati affidabili a livello internazionale.

Fondamentale contemporaneamente rafforzare le competenze del settore. Servono tecnici qualificati, nuove professionalità e un ecosistema dinamico che coinvolga startup, centri di ricerca e università. L’innovazione sarà un elemento chiave per stimolare la competitività europea, con l’obiettivo di garantire non solo la transizione energetica, ma anche un presidio industriale duraturo. “Per realizzare davvero la transizione energetica pulita, servono tutte le soluzioni a zero o basse emissioni. Il nucleare ha un ruolo da giocare nella costruzione di un sistema più resiliente e sostenibile”, ha affermato Dan Jørgensen, Commissario europeo per l’energia e l’edilizia. Perché ciò accada, però, servirà un quadro normativo stabile, coordinamento tra Stati membri e un forte impegno a livello politico.
Il documento sarà discusso al Consiglio energia del 16 giugno a Lussemburgo, dopo il parere del Comitato Economico e sociale. Un passaggio atteso, che potrebbe definire in modo più chiaro il posto del nucleare nel futuro dell’energia europea. E il suo ruolo nel percorso verso la neutralità climatica.