Bruxelles – La Banca centrale europea dice ‘sì’: Monte dei Paschi può acquisire una parte di Mediobanca, Dopo le analisi del caso, la Bce ha dato il proprio benestare. Ad annunciare il via libera la stessa banca senese, che specifica come l’autorizzazione all’ingresso in Mediobanca riguarda “l’acquisto di una partecipazione diretta nella banca d’investimento italiana superiore al 10 per cento del patrimonio netto consolidato” del gruppo, nonché delle relative partecipazioni indirette.
C’è comunque per Mps un’autorizzazione piena senza vincoli sulle soglie di adesione all’Ops chepotrà anche fermarsi anche sotto il 50 per cento, per diventare azionista di riferimento del gruppo. Una possibilità concessa, ma al momento non garantita. Tanto è vero che è previsto che in caso di una partecipazione inferiore al 50 per cento, Monte dei Paschi dovrà presentare entro tre mesi una relazione sulla possibilità di esercitare il controllo di fatto su Mediobanca o, in alternativa, sulla propria strategia relativa alla partecipazione in assenza di controllo effettivo.
Monte dei Paschi avrà ora sei mesi per predisporre il piano gestionale e operativo da presentare alla Bce. La strategia dovrà contenere le informazioni relativi a requisiti e impatti di capitale, sicurezza informatica, scenari avversi e mitigazione dei rischi eventuali, oltre all’assetto organizzato interno del nuovo gruppo alla luce dell’acquisizione della quota di Mediobanca. Per Mps si tratta di una nuova vita dopo la crisi di liquidità che investito il gruppo nel 2017 e la ristrutturazione concordata tra governo e Commissione europea nello stesso anno.
La fusione però potrebbe non esaurirsi qui. Gaetano Pedullà, europarlamentare del Movimento 5 Stelle, ha presentato un’interrogazione parlamentare, ancor prima dell’annuncio del via libera della Bce, per denunciare presunte irregolarità. A suo giudizio “la procedura vendita riservata ad investitori istituzionali di circa il 16 per cento del capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena è stata viziata da anomali e gravi conflitti di interessi”. Nello specifico, contesta il pentastallato, il ministro dell’Economia “ha incaricato Banca Akros, del gruppo Banco Bpm, che ha ripartito la quota tra quattro soggetti privati: Caltagirone, Delfin, Banco Bpm e Anima – Sgr controllata proprio da Banco Bpm”. La vendita, in sostanza, “si è conclusa vantaggiosamente per gli acquirenti, che hanno comprato a sconto rispetto al prezzo di mercato, e non a premio come avviene di prassi in questi casi”.