Bruxelles – La mediatrice europea, Teresa Anjinho, ha aperto ufficialmente un’indagine per vederci chiaro su come la Commissione europea ha gestito la procedura d’infrazione contro l’Italia per le violazioni delle norme ambientali connesse all’acciaieria Ilva di Taranto. Ritardi “significativi e ingiustificati”, comunicazione non trasparente, nessun ricorso alla Corte di Giustizia dell’Ue: l’accusa lanciata nei confronti di Bruxelles da parte di attivisti locali e dell’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Valentina Palmisano, è grave. Inazione, se non proprio complicità.
È stata la stessa Anjinho a comunicare, con una lettera indirizzata a Ursula von der Leyen, l’apertura del dossier. Ora la Commissione europea avrà tempo fino al 30 settembre per chiarire in maniera dettagliata le misure adottate a partire dall’invio della prima lettera di costituzione in mora a Roma, dodici anni fa. La mediatrice Ue – organo che indaga su denunce relative a casi di cattiva amministrazione che coinvolgono le istituzioni europee – ha inoltre richiesto a Bruxelles di poter esaminare “l’intero fascicolo relativo alla procedura di infrazione in questione”: copie di qualsiasi valutazione interna e di tutta la corrispondenza e dei documenti scambiati tra la Commissione e l’Italia.
L’indagine è stata avviata in seguito alla denuncia presentata da Palmisano, che ha immediatamente ringraziato l’associazione Peacelink ed i cittadini di Taranto “per il lavoro svolto in questi mesi”. L’eurodeputata pugliese ha sottolineato che “a dodici anni dall’apertura della procedura di infrazione contro l’Italia” e “nonostante una sentenza della Corte di Giustizia Ue che impone la sospensione delle attività industriali, nulla è stato fatto, anzi la Commissione ha tentato di seppellire la vicenda sotto un velo di silenzio”.
L’iter che dovrebbe portare l’Italia alla Corte con sede a Lussemburgo è sostanzialmente fermo da oltre un decennio: addirittura il 7 maggio scorso l’esecutivo Ue ha recapitato al governo una seconda lettera di messa in mora, in cui rimprovera l’Italia di “non aver recepito integralmente e correttamente” la direttiva sulle emissioni Industriali e di non aver rispettato “alcune disposizioni di tale Direttiva per quanto riguarda lo stabilimento Acciaierie d’Italia di Taranto”, l’Ilva appunto.
![L'impianto ArcelorMittal (Ex Ilva) a Taranto. [foto: imagoeconomica]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2024/06/Imagoeconomica_1376128-750x375.jpg.webp)
![Gli impianti siderurgici di ArcelorMittal, l'ex Ilva di Taranto [foto: Gaetano Lo Porto/imagoeconomica]](https://www.eunews.it/wp-content/uploads/2025/05/Imagoeconomica_1376124-350x250.jpg)
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