Bruxelles – Il caldo può essere un nemico della salute e dell’economia. A fare il punto della situazione è l’Agenzia europea dell’Ambiente (Aea) che osserva come le ondate di calore siano responsabili del 95 per cento dei decessi causati da eventi meteorologici e climatici estremi in Europa e costino ora fino allo 0,5 per cento del Pil annuale europeo: una cifra che potrebbe salire a oltre il 3 per cento nei Paesi meridionali più colpiti entro il 2060.
In base alle stime, le alte temperature dell’estate 2022 hanno causato fino a 70 mila decessi e, nel 2023, sono state oltre 47 mila le persone che sono morte a causa del caldo estremo in tutto il continente. Inoltre, “le ondate di calore pericolose per la salute umana stanno diventando più frequenti, più lunghe e più intense” e “la cosa più allarmante è che continueranno a verificarsi in tutti gli scenari climatici, raggiungendo potenzialmente livelli catastrofici a metà secolo”, scrive l’Aea. E le previsioni sono preoccupanti perché il numero di giorni caldi e notti tropicali, in base alle stime, “aumenterà significativamente” in tutta Europa. In questo contesto, anziani, neonati, donne in gravidanza, persone in cattive condizioni di salute e lavoratori che lavorano all’aperto sono tra i più vulnerabili e si deve rilevare che, nelle città europee, il 46 per cento degli ospedali e il 43 per cento delle scuole si trovano in aree con temperature di almeno 2 °C più calde rispetto alla media regionale, con i loro dintorni che “sono molto meno verdi rispetto alla media delle città”: rispettivamente il 16 per cento e il 10 per cento di spazi verdi entro 300 m, rispetto al 42 per cento nelle città. Per questo motivo, l’Agenzia evidenzia che “gli spazi verdi urbani, come parchi e viali alberati, svolgono un ruolo cruciale nel mitigare il caldo“. “Ma – ammonisce l’Aea – ne abbiamo ancora troppo pochi“.

L’Agenzia ricorda che la maggior parte delle politiche europee tiene conto del fatto che “il caldo ha un impatto sul cuore e sul modo di respirare” e che, in quest’ottica, 21 Paesi europei su 38 hanno attuato piani d’azione per contrastare il caldo e la salute. “In Europa, le ondate di calore sono diventate più frequenti, più intense e più durature dal 2000, una tendenza strettamente legata al cambiamento climatico. Negli ultimi anni si sono registrate temperature e ondate di calore da record, soprattutto nell’Europa meridionale”, scrive l’Agenzia. Anche le giornate tropicali si stanno verificando in anticipo nel corso dell’anno, le temperature aumenteranno in tutta Europa più rapidamente della media globale e la frequenza e l’intensità degli estremi di calore cresceranno.
Ma come reagisce il nostro corpo alle alte temperature? L’Aea spiega che, durante le ondate di calore, il corpo umano fatica a regolare la temperatura, causando stress da calore e disidratazione. Questo peggiora anche i sintomi delle malattie cardiovascolari e respiratori e i problemi di salute causati dal caldo esercitano un’enorme pressione sui nostri ospedali e cliniche. Ad esempio, il Portogallo ha registrato un aumento del 19 per cento dei ricoveri ospedalieri giornalieri durante le ondate di calore, mentre la Francia ha registrato un raddoppio delle visite al pronto soccorso e il triplo delle visite mediche per condizioni legate al caldo. “Quando lo stress da calore si combina con l’inquinamento atmosferico, il rischio di morire per problemi cardiovascolari o respiratori aumenta. Uno dei motivi principali è che le ondate di calore formano più ozono troposferico; anche un’esposizione a breve termine a questa sostanza può irritare il sistema respiratorio, ridurre la funzionalità polmonare, peggiorare l’asma e aumentare la vulnerabilità alle infezioni”, precisa l’Aea.
Oltre alla salute, le ondate di calore hanno anche profonde conseguenze economiche e infrastrutturali, riducendo la produttività dei lavoratori, in particolare negli ambienti esterni e non climatizzati, poiché le alte temperature compromettono le prestazioni fisiche e le funzioni cognitive. “Le ondate di calore costano già all’Europa fino allo 0,5 per cento del suo Pil all’anno, con proiezioni che suggeriscono che questa cifra potrebbe salire a oltre il 3 per cento nei Paesi meridionali più colpiti entro il 2060. Inoltre, il caldo estremo può danneggiare le infrastrutture di trasporto, come ferrovie e strade, e mettere a dura prova i sistemi energetici a causa di una maggiore necessità di raffreddamento”, puntualizza ancora l’Agenzia. In questo contesto, infine, l’Aea rileva che “l’attuale livello di preparazione politica è medio“: 21 dei 38 Paesi dello Spazio economico europeo (See) hanno attuato piani d’azione per la salute legati al caldo, e altri quattro li stanno elaborando, mentre 20 delle 37 politiche nazionali di adattamento e 20 delle 34 strategie sanitarie in tutta Europa menzionano nei loro testi l’impatto del caldo sui sistemi cardiovascolare e respiratorio. Ma sono, comunque, “necessari interventi urgenti“.
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