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    Home » Politica » Repubblica Ceca: Il nuovo governo populista di Babis pronto alla guerra sul Green Deal

    Repubblica Ceca: Il nuovo governo populista di Babis pronto alla guerra sul Green Deal

    Il nuovo esecutivo dell'oligarca Andrej Babis vede l'Unione come un nemico. Si annuncia battaglia sulle regole per la transizione verde e anche sull'Ucraina non è certo il voto favorevole della Cechia

    Enrico Pascarella di Enrico Pascarella
    4 Novembre 2025
    in Politica
    Repubblica Ceca

    Al centro il candidato primo ministro Adrej Babis, alla sua destra il capo del partito SPD Tomio Okamura, alla sinistra di Babis, il leader dei motoristi, Petr Macinka (Foto di MICHAL CIZEK / AFP)

    Bruxelles – Al Consiglio Europeo ci sarà un altro patriota. In Repubblica Ceca, il miliardario Andrej Babis, capo del partito Azione dei Cittadini Scontenti (ANO), dopo aver vinto le elezioni del mese scorso, ha siglato ieri il programma di governo. In coalizione insieme ad ANO ci saranno altre due forze politiche legate alla destra: Europa delle Nazioni Sovrane (SPD) e gli automobilisti di Motoristé sobě (Motoristi da sé).

    Nell’accordo di governo si delineano piani per abbattere il Green Deal europeo, fare passi indietro sull’adozione dell’euro e si esprimono perplessità sul sostegno all’Ucraina. A livello di alleanze, poi, si usano toni altisonanti per sollecitare un ritorno del gruppo di Visegrad. L’ambizione di Babis è quello di dare nuova linfa all’unione politica dell’Europa centrale composta da Slovacchia, Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca. Inutile dire che la lista delle priorità di ANO è in netto contrasto con molte delle istanze di Bruxelles.

    Viktor Orban Mateusz Morawiecki Andrej Babis Visegrad
    Viktor Orban Mateusz Morawiecki Andrej Babis Visegrad (fonte: Consiglio Ue)

    La squadra di governo

    La coalizione sarà nettamente sbilanciata a favore del miliardario ceco. Babis avrà l’ultima parola su tutto, visti gli 80 seggi ottenuti. A collaborare con lui ci saranno i sostenitori dell’ultradestra di SPD (Europa delle Nazioni Sovrane), che dispongono di 15 seggi, e il partito liberal-conservatore degli automobilisti Motoristé sobě (Motoristi da sé), con 13 parlamentari eletti. Il governo sarà polarizzato a destra, con affinità populiste con i vicini di Slovacchia e Ungheria.

    La battaglia al Green Deal

    Proprio sotto la stella del “No” alla transizione verde potrebbe rinascere l’alleanza del centro Europa. Non solo Ungheria e Slovacchia hanno sempre tentennato di fronte alle proposte ecologiche della Commissione UE, ma anche il primo ministro polacco Donald Tusk esprime molta prudenza.

    L’alleanza contro il Green Deal potrebbe essere il principale terreno di scontro nell’arena europea. Il leader di ANO ha già annunciato che “il Green Deal non è sostenibile nella sua forma attuale, motivo per cui ne promuoveremo una revisione fondamentale”. Ad esempio, non sarebbero accettate le quote imposte dall’UE dell’ETS2, il mercato europeo del carbonio creato dall’Unione per ridurre le emissioni di gas serra. Niente da fare anche per il blocco alle auto con motore a combustione, considerato “inaccettabile” da Babis e detestato (ovviamente) anche tra le fila dei Motoristi da sé.

    L’Ucraina e le munizione ceche

    I grattacapi per Bruxelles arrivano anche dalla politica estera. Se da una parte sono stati scongiurati i referendum proposti da SPD contro NATO e UE, dall’altra il sostegno all’Ucraina non è assicurato. La Repubblica Ceca è uno dei principali produttori di munizioni in Europa e ha partecipato in maniera massiccia al rifornimento di Kiev. Nel programma di governo si parla di un generico sostegno a “misure diplomatiche che porteranno alla fine della guerra in Ucraina e all’eliminazione dei rischi di guerra in Europa”. L’ambiguità è voluta.

    Il presidente ucraino Volodymir Zelensky, consapevole del problema, ha telefonato Babis pochi giorni dopo la vittoria elettorale. La telefonata si è conclusa con la decisione di dover “discutere faccia a faccia del problema”. Per Kiev e per Bruxelles non sarà semplice visto che al miliardario ceco sono sempre stati rinfacciati legami poco trasparenti con il Cremlino. Nella sua vita da imprenditore ha avuto diverse relazioni commerciali con oligarchi russi vicini al Cremlino.

    Niente euro per Praga

    L’ultima stoccata verso l’Unione Europea è la proposta per una legge costituzionale che garantisce la Corona ceca come valuta nazionale. La norma sarebbe in contrasto con l’obbligo derivante dai trattati siglati da Praga per lavorare all’introduzione della moneta unica. Le 38 pagine del programma, in sintesi, vedono l’Unione Europea come un avversario da combattere. “Non c’è da sorprendersi era già tutto chiaro in campagna elettorale” scrive l’editorialista, Martin Zverina, del quotidiano ceco, Lidove Noviny.

    Tags: Andrej Babisnuovo governoRepubblica cecaVisegrad

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