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    Home » Economia » Vestager: Pronta a una web tax europea per contrastare le big tech

    Vestager: Pronta a una web tax europea per contrastare le big tech

    Al Brussels Forum del German Marshall Fund la commissaria Ue alla Concorrenza spiega che l'UE “preferirebbe davvero trovare un consenso globale” sulla web tax ma “è pronta ad andare avanti da sola se necessario”

    Benedetto Martini</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Benedetto1491" target="_blank">@Benedetto1491</a> di Benedetto Martini @Benedetto1491
    26 Giugno 2020
    in Economia, Net & Tech
    Il commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager

    Il commissario europeo per la Concorrenza, Margrethe Vestager

    Bruxelles- Anche se l’Unione Europea “preferirebbe davvero trovare un consenso globale” sulla web tax “è pronta ad andare avanti da sola se necessario” ha affermato Margrethe Vestager intervenendo Giovedì 26 Giugno al Forum sulla “Cooperazione Transatlantica per le politiche digitali” organizzato dal German Marshall Fund.  In mancanza di collaborazione da parte del governo americano , la Commissaria europea alla Concorrenza ha riaffermato l’esigenza di introdurre misure antitrust più severe per contrastare le big tech che hanno acquistato sempre più il monopolio del mercato digitale durante la crisi del Corona-Virus.

    Secondo Vestager Google, Apple, Facebook e Amazon hanno una “cultura d’impresa” che non è sempre compatibile con le regole del mercato europeo , questi “giganti” cercano infatti di ridurre al minimo i loro contributi rendendo “difficile difendere le moltissime aziende in tutto il mondo che invece pagano le tasse”.

    “In quanto tutori delle leggi Europee – ha continuato – abbiamo il compito di multare chi non rispetta le regole, come nel caso delle false informazioni fornite da Facebook, in seguito dobbiamo assicurarci che ciò che l’azienda sta facendo di sbagliato venga fermato e che la concorrenza sia garantita”.

    La commissaria è nota oltreoceano per le multe salate inflitte negli ultimi anni a Google (8 miliardi per pratiche anti-competitive) Apple ( 13 miliardi per illeciti benefici fiscali in Irlanda) e Facebook (110 milioni per non rispetto della privacy) guadagnandosi la reputazione di “tormentor in chief” nella Silicon Valley e il soprannome di “Lady tax” attribuitole dal presidente Trump.

    Nel suo intervento Vestager ha sottolineato anche segnali positivi di collaborazione tra Unione Europea e  “big tech” americane nelle politiche di tracciamento contro il Covid 19 dove avanzamenti interessanti si sono visti per quel che riguarda la protezione dei dati personali e della privacy.  “L’idea che I servizi online siano gratuiti è una finzione, i dati che offriamo online sono fonte di guadagno e anche se i GDPR sono stati approvati due anni fa c’è ancora molto da fare per tutelare i diritti di privacy”, ha spiegato. La Commissaria vede di buon occhio l’introduzione da parte delle aziende digitali di servizi che permettono all’utente di esprimere la sua preferenza sulle modalità di condivisione e trasmissione dei dati online poiché “avere diritti è bene ma farli valere è meglio”.

    Vestager ha messo in evidenza  che Ue e Usa condividono gli stessi “valori fondamentali e molteplici interessi comuni”, nonché “la stessa visione su Internet, i suoi standard e le sue procedure” e spera in una maggiore coesione per avere “una posizione più forte in un mondo in cui le sfide sono completamente diverse anche rispetto a 5 anni fa”.

    E un’intesa comune è auspicabile al fine di contrastare la sempre maggiore ingerenza delle imprese cinesi nel mercato globale responsabili di concorrenza sleale finanziata dai poteri statali. “Esiste un problema enorme di reciprocità quando si tratta di accesso al mercato tra Ue e Cina” ha detto Vestager .”Dove sono cresciuta, nell’ovest della Danimarca, se inviti le persone e loro non ti invitano mai, alla fine smetti di invitarle”.

    Le autorità cinesi non offrono reciprocità all’apertura del mercato europeo, ha sottolineato la commissaria. A tal proposito, Vestager fa notare che lo scorso 17 Giugno la Commissione ha pubblicato un Libro Bianco  sullo screening degli investimenti diretti esteri. “Qui siamo per la concorrenza pulita. Non è corretto che un’azienda estera sussidiata dallo Stato acquisti una concorrente europea per farla fuori e produrre a prezzi non di mercato. Non ci faremo trascinare in una corsa ai sussidi”.

    La commissaria danese ha ammesso che la tecnologia di Huawei è molto più radicata in Europa che negli Usa e che se il 5 G sarà l’ossatura della tecnologia industriale europea bisognerà trovare il modo per renderla sicura, lavorando con Paesi che condividono i valori universali e democratici dell’Individuo.

    Tra le possibili soluzioni per far fronte al dominio delle società cinesi  emerge l’idea di creare un “Consiglio per il commercio e la tecnologia” congiunto tra Usa e Ue che collabori con Paesi come India, Giappone, Australia e Corea. Era di questo avviso anche il senatore della Virginia Mark Warner, presente in video-collegamento al Brussels Forum, da sempre attivo sostenitore di una rete 5G “Made in West” che spinge per una “coalizione democratica” di paesi volenterosi a controbilanciare l’avanzata cinese nel mondo tech.

    Tags: 5Gbig techconcorrenzapolitiche digitaliprivacyue-usaVestagerweb tax

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