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    Home » Economia » L’Italia ‘osserva’ la terza riunione dell’Alleanza Ue per il nucleare. Si punta a 45 nuovi grandi reattori in Europa entro il 2050

    L’Italia ‘osserva’ la terza riunione dell’Alleanza Ue per il nucleare. Si punta a 45 nuovi grandi reattori in Europa entro il 2050

    Parigi ha ospitato la terza riunione dell’Alleanza Ue per il nucleare, Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia. Alla riunione erano rappresentati anche Regno Unito come 'ospite' e l’Italia in qualità di 'osservatore'

    Fabiana Luca</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@fabiana_luca" target="_blank">@fabiana_luca</a> di Fabiana Luca @fabiana_luca
    16 Maggio 2023
    in Economia
    nucleare

    Bruxelles – A Bruxelles (e non solo) cresce il fronte dei Paesi pro-nucleare. Parigi ha ospitato oggi (16 maggio) la terza riunione dell’Alleanza Ue per il nucleare, un’iniziativa promossa dalla ministra francese per la transizione ecologica, Agnès Pannier-Runacher, che questa volta ha visto la partecipazione di 16 Paesi Ue ed extra Ue: Belgio, Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Francia, Ungheria, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Slovacchia, Svezia. Alla riunione erano rappresentati anche Regno Unito come ‘ospite’ e l’Italia in qualità di ‘osservatore’, rappresentata da un funzionario dell’Ambasciata d’Italia a Parigi. 

    Il primo incontro si è tenuto a Stoccolma il 28 febbraio (che ha coinciso con il lancio vero e proprio dell’Alleanza), poi un secondo a Bruxelles il 28 marzo, a margine della riunione del Consiglio Energia. A fine febbraio il gruppo era costituito da dieci Stati membri, a cui si sono aggiunti a fine marzo anche Belgio, Italia e Paesi Bassi che hanno partecipato alla riunione in qualità di ‘osservatori’, quindi senza firmare la dichiarazione finale. Oggi, a distanza di poco più di un mese, se ne contano sedici in tutto e l’Italia è rimasta l’unica del blocco a rimanere osservatore. A testimoniare l’ambiguità del Paese sull’energia dell’atomo.

    Il tema è particolarmente attuale in Italia da quando la premier Giorgia Meloni è seduta a Palazzo Chigi, dallo scorso ottobre. Ma più in generale la guerra di Russia in Ucraina ha costretto molti Paesi europei a riconsiderare il proprio mix energetico alla luce della necessità di ridurre le importazioni di fossili dalla Russia. L’Italia ha abbandonato la produzione di energia elettrica dal nucleare dopo un referendum del 1987, e ancora oggi sconta il fatto di non aver saputo costruire in tempi brevi un centro nazionale per lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi di cui si discute da anni.

    Appena la scorsa settimana il Parlamento italiano ha adottato una mozione che invita il governo a considerare la riapertura al nucleare e la mozione è stata accolta dal governo che nelle parole del ministro per l’Ambiente e la sicurezza, Gilberto Pichetto Fratin, secondo cui “la ricerca e la sperimentazione in questi ultimi decenni hanno fatto passi enormi. Il nucleare di quarta generazione, secondo gli scienziati, è sicuro quanto pulito”. Da qui l’impegno a “confrontarci ora con i partner europei e valuteremo, con la massima attenzione, come inserirlo nel mix energetico nazionale dei prossimi decenni con l’obiettivo di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione stabiliti dall’Unione Europea, sino a quello finale della neutralità climatica del 2050”. Le discussioni si sono articolate attorno a due tavole rotonde: la prima su come costruire una filiera nucleare europea indipendente; la seconda sulle esigenze implicite nel rilancio dell’industria nucleare europea, in particolare in termini di competenze e innovazione.

    Nella dichiarazione conclusiva diffusa al termine dell’incontro, i ministri e rappresentanti hanno sottolineato in particolare “il contributo essenziale dell’energia nucleare, come complemento alle energie rinnovabili, alla decarbonizzazione della produzione di energia in Europa e al raggiungimento collettivo della neutralità climatica al più tardi entro il 2050”, si legge. Hanno inoltre stimato che entro il 2050 l’energia nucleare potrebbe fornire fino a 150 GigaWatt di elettricità grazie al funzionamento in piena sicurezza degli impianti esistenti e alla costruzione di 30-45 nuovi grandi reattori e allo sviluppo di piccoli reattori modulari (SMR) nell’Ue.

    Viste le pressioni della Francia e dell’aumento degli Stati pro-nucleare, anche la Commissione europea ha preso atto del rinnovato interesse per l’energia dell’atomo e ha promesso presto delle linee guida per la costruzione dei piccoli reattori modulari a livello comunitario. “L’Unione europea può collaborare con gli Stati membri per affrontare sfide chiave: sicurezza nucleare, crescita e competitività delle catene di approvvigionamento, sicurezza e diversificazione”, ha confermato in un tweet la commissaria Simson. I ministri e i rappresentanti dei Paesi hanno incoraggiato in particolare la Commissione “a riconoscere l’energia nucleare nella strategia energetica dell’Ue e nelle politiche pertinenti, in particolare proponendo iniziative e riconoscendo gli sforzi e l’impegno degli Stati membri a decarbonizzare il loro mix energetico con l’energia nucleare, insieme a tutte le altre fonti energetiche non fossili, come parte della transizione verso la neutralità climatica”, si legge nella dichiarazione.

    https://twitter.com/KadriSimson/status/1658476303723679744?s=20

    Non tutti gli Stati membri sfruttano l’energia dell’atomo, ma secondo gli ultimi dati disponibili, nel 2021 13 Stati membri dell’Ue hanno prodotto elettricità nucleare per 731.701 gigawattora (GWh) (+7% rispetto al 2020), rappresentando oltre il 25 per cento della produzione totale di elettricità dell’Ue. Il più grande produttore di energia nucleare in Europa è stata la Francia (52% della produzione totale di energia nucleare dell’Ue nel 2021), seguita da Germania (9%), Spagna (8%) , Svezia (7%) e Belgio (7%).

    Tags: franciaitalianuclearesimsonunione europea

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