L’Italia ancora non ha deciso come partecipare al piano Juncker per gli investimenti, se in maniera diretta o in maniera indiretta. Anche se, allo stato attuale, la seconda ipotesi appare la più plausibile. Lo afferma il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a margine del consiglio Competitività. Il governo “sta ancora valutando le varie opzioni, se partecipare direttamente o indirettamente”, ammette. “Vogliamo contribuire alla massima capacità di mobilitazione del piano di investimento e forse l’opzione indiretta è quella che meglio riesce ad allargare la partecipazione”. Una strada che l’Italia sarebbe pronta a percorrere attraverso Cassa depositi e prestiti.
Ci sono due modi per contribuire al piano per il rilancio dell’Europa: mettendo denaro liquido direttamente nel fondo Feis per gli investimenti strategici (modo diretti), o mettendo denaro per sostenere il progetto da finanziare individuato dal piano Juncker (modo indiretto). Nel primo caso si accrescerebbe la disponibilità del fondo Feis ampliando l’effetto leva, ma sarebbe più difficile capire dove andrebbero spesi i soldi. Nel secondo caso, invece, non contribuendo ad accrescere le dotazioni del fondo Feis l’effetto resta immutato, ma si ha la libertà di decidere dove spendere il proprio denaro.
Intanto a Bruxelles i ministri del consiglio Competitività hanno deciso di usare le loro riunioni per continuare a discutere del piano per gli investimenti. Su iniziativa di Francia e Italia è stato deciso di usare il consiglio Competitività per approfondire il dibattito e cercare contributi e soluzioni “per colmare le carenze di investimenti”. Un’iniziativa che ha già riscontrato diversi apprezzamenti, garantisce Gozi. “La presidenza lettone è intenzionata a usare il consiglio Competitività per parlare di investimenti” e contribuire ad “adottare più rapidamente i progetti” da finanziare.


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