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    Home » Cronaca » Bruxelles, nel piatto il pesce che non t’aspetti

    Bruxelles, nel piatto il pesce che non t’aspetti

    Oceana ha campionato 280 dna di pesci serviti tra ristoranti, sushi bar e mense istituzionali a Bruxelles. E' stato rilevato che il 38,1% dei prodotti ittici non sono in realtà quelli che avremmo voluto avere nel piatto

    Giulio Caratelli</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@Giuli0Car4telli" target="_blank">@Giuli0Car4telli</a> di Giulio Caratelli @Giuli0Car4telli
    3 Novembre 2015
    in Cronaca
    pesce

    Bruxelles – Il protagonista è il pesce, ma sai quale? A Bruxelles, tra ristoranti, sushi bar e mense delle istituzioni europee un pesce su tre non è quello richiesto e pagato dal consumatore. Dalle lasagne al ragù di cavallo, alla carne rossa cancerogena al pesce a sorpresa, cosa sappiamo di cos’è quel che mangiamo quotidianamente?

    La frode marina è un fenomeno che si sta insediando sempre più nel cuore della capitale Belga. Gli esperti di Oceana, società internazionale focalizzata sulla difesa e conservazione degli oceani e delle sue specie, hanno esaminato il dna di circa 280 campioni di pesci, provenienti principalmente da ristoranti di pesce in centro a Bruxelles, sushi bar e nelle mense della Commissione europea e Parlamento europeo.

    Il dato preoccupante è che il 31,8% delle volte che ordiniamo tonno, sogliola, merluzzo o nasello in realtà si tratta di un’altra specie di pesce. In particolare, quando avremo voglia di addentare un prelibato filetto di tonno pinna blu, per il 95% dei casi avremo a che fare con un meno costoso tonno pinna gialla o un più che comune tonno obeso, tra i pesci più sovrasfruttati in Europa. Anche il nasello sembra essersi rivelato piuttosto “raro” nei ristoranti o in mensa, nella maggior parte dei casi si tratterà di merluzzo carbonaro (57%) o un merluzzo atlantico (29%), gustiamo un autentico nasello solo nel 14% dei casi. La certezza di trovarsi davanti al piatto una sogliola o un merluzzo è più alta, rispettivamente si tratta dell’89% e dell’86%. Si è rivelata allarmante la natura “multitasking” del Pangasio, pesce di acqua dolce che viene principalmente allevato nel Sud-Est Asiatico. Con un prezzo modico di 4 euro al chilo, addirittura 2 euro al chilo all’ingrosso, rappresenta la fonte più redditizia per i venditori che lo spacciano per altre specie di pesci bianchi, come sogliole o merluzzi, pietanze vendute anche a 20 o 25 euro al ristorante.

    Anche se secondo la Commissione i dati non sono allarmanti, bisogna scegliere con attenzione dove mangiare, secondo la ricerca di Oceana condotta dagli studi dell’Università di Lovanio specializzata sulle biodiversità, i sushi bar non sembrano essere tanto sicuri, su 21 pesci che ordiniamo sul menù 9 non sono in realtà quelli che avremmo voluto mangiare. Nelle mense del Parlamento e della Commissione europea l’inganno è del 38,1%,anche se incredibilmente in molti casi la qualità del pesce offerta è migliore di quella promessa, mentre nei ristoranti della capitale belga si tratta del 28,7%, un dato che analizza più campioni ittici: 215 pesci. Forse è più conveniente comprare il pesce al supermercato, dove sul prodotto è chiaramente indicata la provenienza e il rispettivo nome scientifico, elementi che impediscono la frode ittica e gli errori di etichettatura.

    Come reagire all’inganno? Il ruolo principale è nelle mani del consumatore: conoscere il pesce che si vuole mangiare, assicurarsi della legalità e della corretta provenienza del prodotto dovrebbero essere le prime regole del manuale per la sicurezza ittica. Farsi due domande sul costo del pesce ci può far riflettere se ci troviamo davanti ad una truffa, che solitamente appare con la formula “troppo economico per essere vero”. per fare un esempio, secondo il sondaggio Oceana nella maggior parte dei ristoranti analizzati il costo medio di una sogliola è di 27 euro, se il prezzo si dovesse aggirare sui 17 euro, meglio starne alla larga. “I test del Dna dimostrano che la frode ittica è molto diffusa nei ristornati di Bruxelles, ma anche nelle vene delle istituzioni europee. I consumatori cadono facilmente in questa trappola, l’Ue ha bisogno di purificare il business ittico, caricandosi di responsabilità e rendere in chiare in tutto il territorio le informazioni sulla provenienza e l’etichettatura dei pesci” sono le parole di Lasse Gustavsson, direttore esecutivo di Oceana in Europa.

    Tags: commissioneetichettaturafrode itticalasse gustavssonmensemerluzzonasellooceanaparlamentopesceprovenienzaristorantisoglioletonno

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