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    Home » Politica » Barnier: ricadute negative non sono punizioni ma “logiche conseguenze” della Brexit

    Barnier: ricadute negative non sono punizioni ma “logiche conseguenze” della Brexit

    Il capo negoziatore dell'Ue promette un atteggiamento costruttivo ma fermo sulle indicazioni del Consiglio, e intende assicurare informazioni pubbliche sui negoziati per garantire "un accordo duraturo"

    Domenico Giovinazzo</a> <a class="social twitter" href="https://twitter.com/@giopicheco" target="_blank">@giopicheco</a> di Domenico Giovinazzo @giopicheco
    5 Maggio 2017
    in Politica

    Roma – “Possiamo essere certi che la Brexit comporterà delle conseguenze negative, ma non è una questione di decretare una punizione”. Si tratta piuttosto delle “logiche conseguenze derivanti dalla scelta dei cittadini britannici” di votare per la Brexit al referendum del 23 giugno 2016. Lo indica Michel Barnier, capo negoziatore dell’Unione europea per il divorzio dal Regno unito, intervenendo alla conferenza ‘The state of the Union’ organizzata dall’Istituto universitario europeo a Firenze.

    “Parlerò in inglese, perché voglio essere capito dai francesi, ma ritengo altrettanto importante essere capito dai cittadini britannici”. Anche Barnier, come il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker in mattinata, inizia il proprio intervento con una battuta sulla lingua.  Sottolinea come la Gran Bretagna sia stato “uno dei pochissimi Paesi ad aprire immediatamente il proprio mercato del Lavoro ai nuovi Stati membri, nel 2004”. Poi fa notare che, a dispetto degli “studi che mostrano gli impatti positivi dell’apertura sulla prosperità nazionale”, e del fatto che “i cittadini europei contribuiscano al sistema sociale e fiscale del Regno unito più di quanto ne beneficino”, questi elementi sono “caduti nel vuoto” durante la campagna referendaria e così ha vinto il Leave.

    Questa deve essere “una lezione per tutti”, secondo Barnier, perché oggi le preoccupazioni dei cittadini riguardo alla libertà di movimento “non ci sono solo in Uk ma anche in molti altri Paesi membri”. Quindi, ammonisce, “non dovremmo consentire ai populisti di prendere in ostaggio il dibattito politico”, ma spiegare invece che “fermando la libera circolazione non aumenterà la protezione sociale”.

    Proprio quello dei diritti e delle protezioni sociali acquisite è un argomento centrale dei negoziati per la Brexit. Lo stesso Barnier ricorda che “il Consiglio europeo ha deciso che preservare i diritti dei cittadini europei e delle loro famiglie sarà una priorità”, e la commissaria alla Giustizia, Věra Jourová, lo ringrazia sottolineando: “Quando sento Michel dire ‘people first’ (prima le persone) sono sempre più convinta che sia la giusta decisione”. Tuttavia, mette in guardia il capo negoziatore, si tratta di un terreno in cui sarà “facile concordare sui principi generali, ma non altrettanto facile declinare tutti quei principi in un testo efficace e preciso dal punto di vista legale”.

    Il francese cita diversi casi pratici dei vari aspetti che andranno regolati: dal mantenimento dei contributi pensionistici, alla possibilità di ricevere un sussidio di disoccupazione maturato in Uk anche se si decide di tornare nel proprio Paese a cercare un altro impiego. Gli esempi sono numerosi, ma l’impegno dell’Ue, assicura Barnier, si muoverà secondo principi precisi: “Il primo è che i diritti garantiti in base alle norme europee non devono essere annacquati”; “il secondo è che ci deve essere parità di trattamento tra cittadini europei e britannici nel Regno unito, e parimenti tra britannici e europei nei 27 Stati membri”; “terzo, l’Ue chiede garanzie blindate che i diritti saranno effettivamente applicati”.

    Un punto su cui sarà difficile trovare un’intesa riguarda chi farà rispettare l’accordo sul divorzio tra Ue e Uk. Barnier indica che per i britannici residenti nell’Ue sarà la Corte di giustizia europea ad assicurarne il rispetto, ma suggerisce che anche nel Regno Unito sarà “necessario che i diritti previsti dall’accordo siano direttamente applicabili e la giurisdizione della Corte di giustizia europea mantenuta”. Questa seconda parte rappresenta un vero scoglio, perché i fautori della Brexit fanno dell’affrancamento dalla giustizia europea uno dei baluardi del divorzio.

    “Le persone oggi legalmente residenti nel Regno Unito devono continuare a esserlo anche dopo il divorzio, inclusi coloro che non hanno documenti per provare la loro residenza”, prosegue Barnier. Conferma che “non discuteremo delle future relazioni con l’Uk finché i 27 non saranno rassicurati che tutti i cittadini saranno trattati umanamente e in modo appropriato”, e insiste che “dobbiamo prima affrontare la questione dei diritti e del ritiro ordinato del Regno Unito”. “Prima raggiungeremo progressi sufficienti” su questo, segnala, e “prima potremo iniziare ad affrontare le questioni spinose”.

    Congedandosi dalla platea di Palazzo Vecchio, Barnier ha garantito che manterrà “un approccio costruttivo e amichevole su tutte le questioni, ma sarò anche fermo, supportato dalle linee guida e dalle direttive del Consiglio europeo”. Infine, il capo negoziatore promette di fare “tutto ciò che è in mio potere per assicurare che le informazioni sui negoziati siano rese pubbliche perché ci possa essere un dibattito informato”. È questo, a suo avviso, l’elemento che “accrescerà sensibilmente le probabilità di raggiungere un accordo duraturo”.

    Tags: barnierbrexiteuifirenzeState of the UnionVera Jourova

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