Coesione, Italia più competente e competitiva grazie a un tesoretto di 17 miliardi

Bruxelles – Istruzione e formazione, tema cardine del futuro di un Paese, della sua economia, e delle sue realtà territoriali. Le politiche di coesione insistono su questo tema, che comprende interventi mirati alla promozione del successo scolastico e all’inclusione sociale in contrasto alla dispersione scolastica, azioni rivolte a migliorare gli apprendimenti degli studenti e a valorizzare le eccellenze, nonché interventi a favore del personale della scuola (come la formazione) e percorsi di istruzione per adulti. E’ quello che serve per creare conoscenze, e sopratutto, competenze, così da rispondere alle esigenze del tessuto produttivo in tutte le sue sfaccettature locali e rispondere alla domanda di competitività. Per creare tutto questo, a tutti i livelli, gli enti locali, a partire dal 2007, possono contare su 17 miliardi di euro. A tanto ammontano le risorse di coesione stanziate nell’ambito degli ultimi cicli di programmazione, 2007-2013 (8,6 miliardi di euro) e 2014-2020 (8,5 miliardi di euro), e 2021-2027 (360,6 milioni).

Non è un caso se i principali beneficiari di tutte queste risorse siano soprattutto atenei. Università degli studi di Milano, università degli studi di Sassari, università della Calabria e università degli studi di Cagliari sono i primi quattro soggetti per finanziamenti ricevuti e i maggiori soggetti attuatori degli oltre 389mila progetti avviati in tutto il territorio nazionale. A livello attuativo il Paese segue una tabella di marcia sostenuta. Il 47% dei progetti risulta già conclusa, il 43% in fase di attuazione e appena il 4% del totale è allo stato attuale ancora non avviato.

Il grosso di questi 17 miliardi di euro, 10,1 miliardi, pari al 60% del totale messo a disposizione, è stato utilizzato per l’acquisto di beni e servizi. Si è scelto dunque di potenziare strutture esistenti così da renderle più moderne. Un quarto del totale, poco più di quattro miliardi (24% del totale) è stato invece destinato alla parte infrastrutturale del settore istruzione e formazione. Nuovi centri, nuovi campus, nuovi laboratori in tutta Italia per offrire competenze tutte nuove. Non mancano i contributi alle persone (il sistema Paese ha deciso di destinare 2,5 miliardi di euro di sostegno diretto, il 15% della torta) né gli incentivi per le imprese (191,4 milioni, appena l’1% del totale).

Risorse a disposizione e impegni di spesa sembrano produrre risultati. Tra il 2020 e il 2021 il tasso di abbandono formativo si è ridotto. Complessivamente l’indice degli italiani di età compresa tra 18 e 24 anni con al massimo la terza media che non ha concluso un corso di formazione professionale riconosciuto dalla Regione è sceso dal 14,2% al 12,7%. In Calabria questo indice è in costante calo dal 2018, passando dal 19,9% al 13,9% del 2021. Mentre sempre a livello nazionale lavoratori che partecipano ad attività formative e di istruzione aumentano. Tra il 2020 e il 2021 il tasso della fascia 25-64 anni che segue corsi di aggiornamento è cresciuto dal 7,6% all’11,4%. In Sicilia il dato è quasi raddoppiato tra il 2019 e il 2021, passando dal 4,6% all’8,3%. Dati che mostrano il contributo positivo per l’Italia e le sue regioni che arriva dall’Europa.

(Emanuele Bonini)

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