Stentano a decollare le politiche di crescita, gli accordi politici per il controllo dei bilanci e le azioni per il rilancio dell’occupazione. Non si produce quel salto di qualità che l’Ue sta faticosamente cercando di innescare e il numero dei senza lavoro resta invariato. Lo rilevano i dati Eurostat diffusi oggi da cui emerge una situazione di sostanziale stagnazione. L’Europa non perde occupati (non nell’immediato, almeno, anche se c’è chi – come Ford in Belgio – annuncia esuberi per il futuro), ma neanche ne crea di nuovi. A settembre il tasso di disoccupazione nell’Europa a ventisette è rimasto al 10,6%, stabile rispetto ad agosto. Situazione pressoché immutata all’interno dell’Eurozona, dove i disoccupati a settembre rappresentano l’11,6% della forza lavoro totale. Un dato che conferma i dati di agosto (11,5%), ma con quel +0,1% a testimoniare le diffoltà e le sofferenza della moneta unica e dei paesi che la utilizzano. Ma il dato che preoccupa l’istituto europeo di statistica è quello relativa alla variazione annuale: rispetto a settembre 2011 il tasso di disoccupazione “è cresciuto in modo significativo” sia in Ue (+0,8%) sia nell’area euro (+1,3%). In termini assoluti, in un anno – da settembre 2011 a settembre 2012 – l’Eurostat stima siano andati persi oltre due milioni di posti di lavori nell’Europa a ventisette come in quella a diciassette. Alla fine di settembre 2012 si stimano 25,7 milioni di disoccupati all’interno dell’Ue, 18,4 milioni dei qualli all’interno dell’Eurozona. In un solo mese – da agosto a settembre – hanno perso la propria occupazione 169.000 tra uomini e donne, il grosso nei paesi con la moneta unica (146.000).
Numeri “inaccettabili” per Jonathan Todd, il portavoce del commissario europeo per il Lavoro e gli Affari sociali, Laszlo Andor. “Queste stime dimostrano chiaramente che occorre porre fine a questa crisi, dando prorità alla creazione di posti di lavoro”. Soprattutto al sud dell’Unione, che sta aumentando il proprio divario con il resto degli altri paesi. Il numero dei senza lavoro cresce vertiginosamente in Spagna (25,8%), Grecia (al 25,1%), Portogallo (15,7%) e Cipro (12,2%). L’Italia, che pure è geograficamente a sud, non è – per ora – tra i paesi a destare particolare allarme (tasso di disoccupazione al 10,8%, come la Francia). “Il commissario Andor insiste col dire che l’Europa meridionale ha un urgente bisogno di aiuto”, ha sottolineato Todd, che ha rinnovato l’invito agli stati membri affinchè “diano rapidamente attuazione alle raccomandazioni specifiche della Commissione europea” adottate lo scorso luglio.
Con la disoccupazione che non accenna a diminuire permane il problema critico dei giovani: a settembre 2012 è stato il 22,8% di loro a non avere un lavoro all’interno dell’Ue. Un dato che tocca il 23,3% nei paesi dell’euro. “Come istituzioni comunitarie e governi nazionali dobbiamo evitare di avere una ‘generazione perduta’, perchè sarebbe un disastro sociale ed economico”, ha avvertito il portavoce di Andor. L’elevata disoccupazione giovanile, ha messo in guardia Todd, “se prolungata minaccia il potenziale economico”. Da parte dell’esecutivo Ue, ha ricordato Todd, l’impegno in questa senso c’è. Da maggio scorso la Commissione ha messo a disposizione 10,4 miliardi di fondi strutturali per aiutare gli otto paesi membri dove il problema della disoccuazione giovanile è particolarmente acuto (Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Portogallo, Slovacchia e Spagna).
Renato Giannetti