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L'EDITORIALE

di Lorenzo Robustelli
Direttore di Eunews Follow @LRobustelli
Il Ghana delle donne: Scoprire i propri diritti, prima di saper scrivere

Il Ghana delle donne: Scoprire i propri diritti, prima di saper scrivere

La fame è la prima battaglia da vincere. Chi ci riesce può anche mandare i figli a scuola. Seconda ed ultima parte del reportage sul Ghana. la Prima è uscita ieri.

Seconda parte

Dall’inviato

Biciclette e carriola. Le ruote dei contadini ghanesi
Biciclette e carriola. Le ruote dei contadini ghanesi

Via da Gnani si va ancora più a Nord, a Bolgatanga, vicino al confine con il Burkina-Faso dove ci sono le vedove “ricche”, che per questo rischiano il linciaggio. Di loro si occupa il “Widows network”, diretto da Betty, una di loro, che sembra usare con sapienza la collaborazione di ActionAid e delle chiese cristiane locali, nonché del governo ghanese e della polizia, che ha creato un’unità speciale a sostegno delle vittime della violenza familiare. Sono circa 8.000 le vedove censite come scacciate dalla loro comunità in quest’area. Il fenomeno è semplice: sei donna e sei debole, quindi quando resti vedova ti spoglio di tutto, qualche volta ti infliggo anche pene corporali, dolorose e umilianti, tanto per farti spaventare di più e poi ti caccio e mi prendo quel che hai. “Il governo ci aiuta – spiega Betty – ed anche la polizia e i tribunali. Quando riusciamo ad arrivare lì vinciamo sempre”. Il problema è che non sempre ci si riesce, non sempre le donne hanno il coraggio di farlo. Le cristiane che non accettano la poligamia si ribellano più spesso delle altre. Anche qui la pratica si appella alla tradizione: si dice che la donna deve essere rasata e spogliata di tutto perché lo spirito del marito morto non la possa riconoscere e portare via con se. Di fatto spogliate rischiano di restare per sempre, a meno che non accettino di sposare un fratello o un parente del marito, qualche maschio, insomma, che permetta di mantenere unito il capitale della famiglia.

Un manifesto affisso durante le presidenziali dello scorso anno
Un manifesto affisso durante le presidenziali dello scorso anno

Queste vedove che scappano vengono accolte dal Network e aiutate a trovare un nuovo lavoro, quando, quasi sempre, ne hanno bisogno. Alcune fanno delle ceste colorate, altre come Viola Nsol, splendida giovane vedova con quattro figli (che si presenta elegantissima alla delegazione di ActionAid) osano di più: imparano a tessere, su telai antichi di generazioni e poi lo insegnano a quelle più giovani, ed intanto producono qualche metro di stoffa che vendono e con il quale mantengono la famiglia e riescono a mandare i figli a scuola, bene preziosissimo in un paese di 22 milioni di abitanti dove ben 500.000 ragazzi sono fuori dal sistema dell’istruzione.

Viola Nsol
Viola Nsol

La fame resta la prima battaglia da vincere. Si calcola che nel Mondo almeno un miliardo di persone, una su sette, ne soffra. Nel “ricco” Ghana c’è ancora chi la patisce, nelle campagne e forse ancor più nelle città cresciute troppo in fretta e troppo male, dove non è difficile vedere qualcuno che si arrostisce topi di fogna per riempirsi la pancia. E su questo ActionAis spende la gran parte delle sue energie, tanto da guadagnarsi la fiducia a la partenership comunicativa della Commissione europea. Il progetto ha un nome semplice, che però spiega tutto: “Right to food”, Diritto al cibo. Ed anche qui le donne fanno la parte del leone. A Bawku, nell’angolino estremo del Ghana a Nord-Est, al confina tra Burkina-Faso e Togo, Pitta Hassan spiega quali sono le quattro priorità per una popolazione che almeno al 60% dipende dall’agricoltura: formare i contadini; la qualità delle sementi in una terra avara; l’accesso all’acqua; l’organizzazione per vendere quel poco che si produce in eccesso. Quattro priorità che vengono affrontate con coraggio e determinazione ogni giorno dagli uomini e le donne di ActionAid insieme ai volontari locali nel “Farmers network”. Una rete con 1.675 donne e solo 665 uomini, ai quali, spiega Andrews Bukari il presidente del network, con in testa un cappello nero da cow boy e gli occhiali tipo Jonny Depp, “vengono distribuiti semi, fertilizzanti e piccoli animali”.

Giocando al calcio nei campi
Giocando al calcio nei campi

Le caprette la fanno da padrone. Il progetto ne consegna due ad un associata o associata, e dopo due anni questa ne deve dare due ad un’altra. “Alle volte ne hanno solo cinque in tutto, ma sono sempre tre anziché due quelle che restano, in altri casi però – dice Andrews – in due anni da due diventano quindici, e quella è una vera ricchezza”. Le capre girano libere, “le riconosciamo tutti e sappiamo di chi sono. Alle volte, se necessario, le facciamo dei piccoli segni in un orecchio”. Come liberi girano gli asini o le mucche, anch’essi donati agli associati. Solema ha le capre, “ le allevo e riesco anche a mandare i miei figli a scuola”, dice. Larabeth invece ha ricevuto dei semi “che sono potenziati e ci hanno permesso di aumentare di molto i rendimenti della terra: prima facevamo 12 sacchi a raccolto, ora ne ho fatti 21. Sì, lavoro la mia terra, ereditata da mio nonno”, sottolinea.

Lidya (con capretta sullo sfondo)
Lidya (con capretta sullo sfondo)

E Diego ammette: “le donne sono di più degli uomini perché stanno prendendo sempre più spazio, e non solo perché avevano più bisogno di aiuto degli uomini”. Il problema dell’acqua invece è più difficile da risolvere anche perché, notano questi contadini: “le piogge stanno cambiando i loro tempi, si diradano, ma per fortuna abbiamo i semi potenziati”. Ma anche questi non basteranno, se non ci sarà abbastanza acqua, se non si potrà rinvigorire la terra nella quale i semi devono crescere, tutti i potenziamenti di questo mondo non serviranno a nulla. Le donne però crescono, meglio dei “bombura”, dei semi. Spiega Lidya, bella e determinata, che firma ancora con l’impronta del pollice: “Ora sappiamo cosa sono i diritti umani, e sappiamo che riguardano anche noi donne. Sappiamo che abbiamo diritto a chiedere aiuti al governo, per noi, in quanto donne. E se non arrivano gli aiuti, non li votiamo più”.