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Banche, l'Aula di Strasburgo unita contro la proposta degli Stati sulla risoluzione delle crisi

Banche, l'Aula di Strasburgo unita contro la proposta degli Stati sulla risoluzione delle crisi

Prosegue la scontro tra Parlamento e Consiglio sul meccanismo che dovrebbe gestire i fallimenti. Verhofstadt (Alde): “Fondere i fondi nazionali in uno unico europeo e più contributi dagli istituti”

Prosegue la scontro tra Parlamento e Consiglio sul meccanismo che dovrebbe gestire i fallimenti
Verhofstadt (Alde): “Fondere i fondi nazionali in uno unico europeo e più contributi dagli istituti”

Per i Socialisti si tratta di una “cattiva soluzione”, per i Liberali è una proposta “non credibile e non democratica”, per i Popolari è un testo “annacquato”. Con un consenso praticamente unanime da destra a sinistra l’Aula di Strasburgo si è detta contraria alla proposta del Consiglio Ue sul meccanismo unico di risoluzione delle banche, che mira a gestire in modo ordinato e controllato l’eventuale fallimento delle banche, senza che vi sia un impatto sulle finanze degli Stati.

Goulard speaking with Commissioner Barnier – © European Union 2014 – EP
Goulard speaking with Commissioner Barnier – © European Union 2014 – EP

Per i deputati la posizione degli Stati membri raggiunta nell’Ecofin di dicembre ha minato l’obiettivo del provvedimenti che è quello di far si che non siano i contribuenti a dover pagare quando le banche sono in difficoltà. Il punto della discordia resta il fatto che il Parlamento vorrebbe da subito un fondo unico pagato dagli azionisti da cui attingere quando ci fosse bisogno di un intervento finanziario mentre i Paesi membri hanno optato per una serie di fondi nazionali che, naturalmente, avvantaggeranno gli Stati più forti a dispetto della solidarietà comunitaria. Inoltre l’Aula lamenta che gli Stati abbiano escluso il Parlamento dalla possibilità di esprimersi sulla questione estrapolando questo punto dal testo legislativo complessivo, che necessita l’approvazione della Plenaria, approvandolo invece come accordo inter-governativo, e quindi fuori dai meccanismi comunitari. Una scelta che ieri il commissario agli Affari interni, Michel Barnier ha giustificato per motivi tecnici definendo però “molto valide le preoccupazioni” del Parlamento e da “tenere in considerazione”. “Agendo con un accordo intergovernativo, anziché nel quadro giuridico dei Trattati” e non rispettando quindi “i diritti di entrambi i rami del legislatore, come originariamente proposto, il Consiglio non solo mina la democrazia, ma crea anche incertezza giuridica” ha attaccato la liberale Sylvie Goulard. “Dobbiamo procedere a una fusione dei fondi nazionali e iniziare con maggiori contributi da parte delle banche, in relazione al loro profilo di rischio” ha chiesto il capogruppo dell’Alde, Guy Verhofstadt.

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