HOT TOPICS  / Invasione russa in Ucraina Qatargate Coronavirus Fit for 55 Energia Hge Agrifood Salute
Pittella: “No al potere di veto dei vicepresidenti della Commissione”
Pittella e Juncker

Pittella: “No al potere di veto dei vicepresidenti della Commissione”

Per il capogruppo S&D al Parlamento europeo: “Il loro ruolo è quello di coordinare il lavoro dei commissari che abbiano ruolo afferente”, ma non possono e non devono essere i loro “tutori”

I nuovi super vicepresidenti della Commissione europea “non devono avere alcun potere di veto”. A chiederlo è il capogruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, che in una conferenza stampa a Strasburgo invita Juncker a precisare che “il ruolo dei suoi vice è quello di coordinare il lavoro dei commissari che abbiano ruolo afferente”, ma in nessun modo i vicepresidenti devono diventare “dei tutori” e soprattutto non devono avere “alcuna possibilità di veto” sul lavoro dei commissari. In caso poi di eventuali dissidi “le procedure prevedono che il Presidente abbia l’ultima parola”. Il punto però resta tutto da chiarire in quanto Juncker, il giorno della presentazione della sua squadra, aveva dichiarato che i vicepresidenti “saranno coordinatori e non supervisori degli altri commissari, ma aggiungendo che potranno “bloccare qualsiasi iniziativa anche legislativa”.

AUDIZIONI – A breve all’Assemblea comunitaria cominceranno le audizioni dei commiissari. “La linea dei socialisti – continua Pittella – sarà quella di effettuare una valutazione serrata sia sulle competenze dei singoli che sulla moralità degli stessi”, ma anche “sulla coerenza dei loro programmi rispetto ad impegni assunti da juncker”, e nello specifico al piano di investimenti da 300 miliardi. Pittella sottolinea poi che per i socialisti “la continuazione di un programma di risanamento delle finanze pubbliche deve essere accompagnata da maggiore attenzione a crescita e creazione di posti di lavoro”, e per fare questo c’è bisogno di un “utilizzo ottimale e pieno del principio flessibilità contenuto nei trattati”, e nello specifico questo significa che “i paesi in stagnazione e con crescita bassa o negativa devono poter beneficiare di un tempo più lungo per mantenere gli impegni di bilancio”.