Uno Stato membro può rifiutare le prestazioni sociali ad altri cittadini Ue che entrino nel Paese solo per usufruire del sistema di welfare locale. È quanto ha stabilito la Corte di giustizia Ue con una sentenza che sarà accolta con particolare favore in Paesi come la Gran Bretagna, dove il premier David Cameron sta conducendo una battaglia proprio per limitare i benefit sociali di cui possono usufruire i migranti provenienti da altri Paesi dell’Unione. Quando la durata del soggiorno è superiore a tre mesi e inferiore a cinque anni, stabilisce la Corte, le persone economicamente inattive devono disporre di “risorse proprie sufficienti”. In caso contrario, possono vedersi negate le prestazioni sociali che sono invece garantite ai cittadini dello Stato membro ospitante che si trovano nella stessa situazione.
In questo modo si mira a impedire che cittadini dell’Unione economicamente inattivi “esercitino la loro libertà di circolazione con l’unico fine di ottenere il beneficio dell’aiuto sociale di un altro Stato membro, pur non disponendo delle risorse sufficienti per poter rivendicare il beneficio del diritto di soggiorno”. Per la Corte è quindi ammissibile una normativa nazionale che escluda i cittadini non attivi di altri Stati membri dal beneficio di “prestazioni speciali in denaro di carattere non contributivo” che sono invece garantite ai cittadini dello Stato membro ospitante che si trovano nella stessa situazione.
Il caso è stato portato davanti alla Corte dal Tribunale di Lipsia, dopo le domande presentate da una donna romena che vive in Germania, dal 2010. La donna percepisce prestazioni per figli a carico da 184 euro mensili e un anticipo su pensione alimentare da 133 euro al mese. Si è però vista negare le prestazioni dell’assicurazione di base (tra cui assegno sociale e partecipazione alle spese di alloggio e riscaldamento) visto che non risultava attivamente in cerca di lavoro. Rispondendo al tribunale tedesco, la Corte afferma che la cittadina romena e il figlio non dispongono di risorse sufficienti e non possono quindi rivendicare il diritto di soggiorno in Germania né avvalersi del principio di non discriminazione sancito dalla direttiva e dal regolamento sul coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale.