colonna sonora: Paolo Pietrangeli – Contessa
Fuori Tema, la rubrica più amata del venerdì, nel senso che è più amata la rubrica che il venerdì, aderisce allo sciopero generale, come un paio di leggins (per i più anziani: quelli che prima si chiamavano fusò, o pantacollant) aderiscono alle natiche di Belen (scusate ma nella scorsa puntata ho nominato Parmitano e il giorno dopo l’ho incontrato in Consiglio, voglio vede’ se funziona pure con lei).
Il Premier da Ankara dice che, anche se non è d’accordo con le motivazioni, ci mancherebbe altro che non si possa scioperare, tanto filerà tutto liscio e da domani sarà tutto uguale. Poi imbraccia la chitarra e ricomincia a cantare a squarciagola la sua hit spagnoleggiante “djobì – jobsact”.
Prima del nullaosta di Renzi, non richiesto e non necessario, il ministro Lupi ha provato a giocare la carta precettazione nei confronti dei ferrovieri, cosa che personalmente ho trovato gravissima. Qui in Belgio quando c’è sciopero si ferma tutto. E chi non si vuole fermare non riesce comunque a raggiungere l’ufficio perché vengono bloccate le autostrade, gli aeroporti, le stazioni: succede un casino, l’economia e la produttività ne risentono, ci sono disagi tangibili ed è facilissimo trovare parcheggio. Qualcuno si lamenta dicendo che il diritto allo sciopero è sacrosanto ma non deve ledere la libertà di chi è contrario. A mio imparziale giudizio chi è contrario allo sciopero ha torto e dev’essere fermato. Basta con questa storia che la verità sta nel mezzo e dobbiamo ascoltare le ragioni di tutti.
“Non sono d’accordo con la tua idea, ma mi batterò fino alla morte affinché tu la possa esprimere, così poi c’ho la scusa per pestarti di botte perché hai detto ‘na stronzata colossale.” (cit. Franco Volterra di Tor de’ Cenci)
Il capitale scandisce e gestisce le nostre vite, la maggior parte del nostro tempo lo passiamo in ufficio o per andare in ufficio o per tornare dall’ufficio o per pensare all’ufficio, mentre siamo stati creati per dormire, mangiare e fare all’amore come tutti gli altri animali (e abbiamo anche il coraggio di affermare di essere i più intelligenti). Il Jobs Act è un pacchetto di riforme con un nome inglese per lo stato italiano quindi già è sbagliato alla base. E ripropone la solita storia per cui un’azienda è agevolata ad assumere nuovi lavoratori, ma poi gli conviene licenziarli dopo un paio d’anni e prenderne di nuovi. Tanto è stato cancellato anche l’articolo 18 e dimostrare l’”ingiusta causa” sarà difficilissimo. L’unico modo è fingersi omosessuali o musulmani o donne (o se volete esagerare, una lesbica musulmana), così almeno si può invocare il licenziamento discriminatorio.
Insomma questa settimana Fuori Tema va in onda in forma ridotta per lottare contro il sistema e perché c’ho un sacco di altre cose da fare. E a quelli che si lamentano per gli scioperi “violenti”, vorrei ricordare che le rivoluzioni si fanno tagliando teste, non dando sculacciate. Che possono anche piacere, tra l’altro. E con questo chiudo il cerchio ritornando col pensiero alle natiche di Belen.
Buon uichènd a chi non ha nessun interesse a fare una legge sul conflitto d’interessi.
PieSse:
Come stanno i Mango? Sono preoccupatissimo.