Roma – Il migration compact presentato dall’Italia all’Ue era “un caso perfetto per fare un ragionamento sui fondi propri dell’Unione europea”, ma per il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – rappresentante permanente dell’Italia presso l’Ue quando l’idea di Palazzo Chigi venne sottoposta all’esecutivo comunitario – è stata un’occasione persa. Perché la proposta della Commissione europea sui migranti nata da quel dibattito “va nella giusta direzione”, ma “non c’entra nulla” con l’effettiva soluzione prospettata dal governo.
Intervenendo alla presentazione del XIX Global outlook dello Iai, oggi a Roma, Calenda ha ricordato di aver proposto l’istituzione di eurobond per finanziare gli accordi di cooperazione con i paesi africani, e di aver registrato le resistenze, in particolare, del rappresentante tedesco a Bruxelles. Ritrosie davanti alle quali l’attuale ministro aprì ad altre ipotesi, ma sempre nell’ottica di una discussione sulle risorse proprie dell’Ue. Invece, la strada poi indicata nella proposta dell’esecutivo Juncker – una parte di fondi dal budget dell’Unione e una parte a carico degli Stati membri – per Calenda non ha colto affatto la prospettiva di lungo periodo che l’Italia proponeva.
Anche sul Ceta, l’accordo di libero scambio tra Ue e Canada, il ministro è duro nei confronti della Commissione europea: “Da sola ha deciso che non aveva il coraggio” per portare avanti la proposta di una ratifica da parte delle sole istituzioni comunitarie (Consiglio e Parlamento), con il risultato che adesso “dipendiamo dal Parlamento Vallone” per l’approvazione definitiva del trattato.
Il titolare dello Sviluppo economico, tra i più convinti sostenitori di una politica commerciale europea da perseguire con accordi internazionali, vede come una battuta d’arresto la decisione di Bruxelles di considerare il Ceta un accordo misto, anche se altre interpretazioni la vedono come un modo per tentare di salvare il Ttip, l’intesa commerciale in fase di negoziazione tra l’Ue e gli Usa. Sul Ttip Calenda conferma il proprio pessimismo: “Probabilmente non lo faremo, sarà difficilissimo”, e se le trattative si areneranno “sarà una sconfitta per tutti”.