Bruxelles – La casa non è solo il luogo degli affetti, ma potrebbe presto diventare un vero e proprio “micro energy hub”, un micro impianto che produce energia. Se si pensa alle abitazioni in cui le persone vivono solitamente vengono in mente i costi energetici di una casa: acqua, luce e gas. Costi che potrebbero essere ridotti in maniera considerevole potenziando l’efficienza energetica degli edifici.
Lo suggeriscono da anni esperti del settore, ma anche la Commissione europea. Elżbieta Beińkowska, Commissaria per il mercato interno e l’industria, ha fatto il punto della situazione durante l’incontro “Energy Union and construction: could energy-efficient buildings be an untapped source of prosperity in Europe?” all’European Policy Centre (Epc) di Bruxelles.
“Entro due settimane sarà pronto il nuovo pacchetto per l’efficienza energetica degli edifici”, ha assicurato la Commissaria, uno strumento che creerà “900 mila nuovi posti di lavoro in più entro il 2030”.
Gli edifici sono responsabili del 40% del consumo energetico e del 36 delle emissioni di CO2 in Unione europea. Si stima che migliorando l’efficienza energetica del patrimonio immobiliare europeo, sarà possibile ridurre il consumo europeo totale di energia tra il 5 e il 6% e le emissioni di anidride carbonica di circa il 5%. E non solo. Una riduzione del consumo di energia significa anche una minore dipendenza dai fornitori esterni, creando possibilità di lavoro locale e creando le basi per combattere la povertà energetica. “L’11% della popolazione mondiale e oltre 15 milioni di persone in Unione europea non riescono a riscaldarsi durante il periodo invernale”, ha ricordato Beińkowska.
La Commissaria al mercato interno ha presentato alcune misure previste dal nuovo pacchetto della Commissione sta preparando sull’efficienza energetica degli edifici: “nuove opportunità per la digitalizzazione del processo di miglioramento energetico, maggiori finanziamenti pubblici, miglioramento delle capacità tecniche e professionali di coloro che operano nel settore e uso di materiali innovativi nel riciclo e rinnovamento degli edifici”.
Attualmente, la situazione relativa all’adeguamento del patrimonio edilizio europeo agli obiettivi di efficienza energetica “è ancora molto frammentata”, ha spiegato Oliver Rapf, direttore del Buiding Performance Institute Europe.
La recente direttiva sull’efficienza energetica degli edifici chiede agli Stati membri di adeguare le vecchie abitazioni e di creare strategie nazionali per il raggiungimento dell’obiettivo nZEB (Zero-Energy Buildings), cioè edifici con un consumo energetico quasi pari a zero entro il 2020, mentre l’adeguamento degli edifici pubblici è previsto entro il 2018.
Fa il punto del rispetto di questi obiettivi un recente rapporto del progetto europeo Zebra2020 per il raggiungimento del consumo energetico quasi zero in Europa “Nearly Zero-Energy Building (nZEB) technology solutions, cost assessment and performance” relativo all’anno 2014.
Dal rapporto l’Italia si posiziona a metà nella classifica in cui si riscontrano grandi differenze tra un paese e l’altro. In Francia, per esempio, il, 100% dei nuovi edifici residenziali costruiti tra il 2010 e il 2014, hanno raggiunto l’obiettivo dell’energia zero. Dall’altro lato, Paesi come Romania, Spagna, Olanda o Regno Unito il numero di edifici con parametro nZEB è nullo o quasi. Relativamente alta la posizione dell’Austria, che ha costruito il 35% dei nuovi edifici a consumo energetico zero, mentre Paesi come Belgio, Italia e Germania si posizionano tra il 15 e il 25%.
Una casa a consumo energetico quasi zero è quello che Oliver Rapf ha chiamato “il futuro, cioè case che funzionano come ‘micro-energy hub’, strutture in cui il consumo energetico viene azzerato dalla produzione autonoma di energia dell’edificio dotato di pompe di calore, pannelli solari, dispositivi elettrici che insieme alimentano l’edificio.
Il progetto di rinnovare il patrimonio edilizio europeo puntando sull’efficienza energetica degli edifici parte dal 2006, quando la Commissione europea ha lanciato il “Piano d’azione per l’efficienza energetica: concretizzare le potenzialità”, poi confluito e ampliato nel nuovo piano globale del 2011 e infine nel testo di riferimento, tutt’ora in vigore, la Direttiva sull’efficienza energetica (2012/27/UE). L’obiettivo è ridurre del 20% il consumo energetico annuale entro il 2020. Per farlo gli Stati membri si sono impegnati ad adottare a partire dal 2014 alcuni requisiti minimi come la ristrutturazione di almeno il 3% degli edifici pubblici ogni anno e l’acquisto di strutture ad alta efficienza energetica oppure l’adozione di politiche di efficienza energetica che garantiscano un risparmio energetico annuale dell’1,5% per i consumatori finali.