Roma – “Se pensiamo che sia indispensabile la spinta a una maggiore convergenza, anche con livelli differenziati di integrazione” nell’Ue, “ebbene questa spinta deve essere accompagnata da quella per una maggiore democrazia”. È questo il messaggio forte con cui il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, chiude lo State of the Union, l’appuntamento annuale organizzato a Firenze dall’Istituto universitario europeo.
Il premier richiama la filosofia fin qui seguita, quella di costruire l’unione commerciale prima e quella monetaria poi, nella convinzione che l’unione politica sarebbe arrivata di conseguenza. “Abbiamo ricavato da questa impostazione il massimo che era possibile ricavare”, ha ammonito l’inquilino di Palazzo Chigi. Oggi serve un approccio diverso, aggiunge: “I due processi non possono più andare avanti separati”, ma “il percorso della convergenza e quello della partecipazione democratica” bisogna tenerli “insieme”. A suo avviso, “sarebbe un’illusione immaginare i Paesi dell’Eurozona procedere a una maggiore integrazione se questa non si accompagna a un maggiore ruolo del Parlamento europeo e a una partecipazione più diretta dei cittadini”.
Per Gentiloni, è questa la risposta da dare “alle tendenze anti europee” che continuano a manifestarsi in molti Stati membri, anche se dopo la Brexit “si è dimostrato che posizioni a favore dell’Ue hanno la maggioranza nei nostri Paesi”. Lo hanno sancito ad esempio le elezioni olandesi, e Gentiloni auspica che il risultato “venga confermato con le elezioni di domenica in Francia”. Certo, bisognerà “cambiare quello che c’è da cambiare”, precisa il premier alludendo all’impostazione economica prevalente nell’Ue, ma “abbiamo la chance di un nuovo inizio”, aggiunge, alla quale “mi auguro arrivi nuovo alimento da un vento transalpino”.
Il premier, nel suo intervento, ringrazia il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che davanti alla stessa platea, in mattinata, parlando della gestione dei flussi migratori ha detto che “l’Italia ha difeso l’onore dell’Europa”. “Io sono convinto che con la sua leadership questo onore lo difenderemo insieme”, sostiene Gentiloni, perché “non può essere un solo Paese a farlo”.
Per il capo dell’esecutivo italiano, il cambiamento deve riguardare anche la dimensione sociale dell’Ue, che “deve tener conto di un contesto che non è più quello del secolo scorso”. Il presidente del Consiglio sostiene la difesa di “diritti e tutele, ma non con la nostalgia del welfare del secolo scorso. Difendiamo quei diritti ma li dobbiamo far evolvere alla luce dei cambiamenti della globalizzazione”, dice. A suo avviso “non possiamo resistere a questa spinta, ma dobbiamo attrezzarci perché chi rischia di trovarsi indietro abbia una risposta dai governi e dall’Ue”. Sottovalutare questo aspetto “è il miglior regalo ai populisti”, quindi bisogna “metterlo al centro delle politiche per la crescita”.
Contrariamente a più recenti dichiarazioni, Gentiloni non ha calcato la mano sulle questioni di bilancio, anche perché prima di lui era stato il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, a farlo. “Il tema centrale con cui dobbiamo confrontarci” è quello della contrapposizione tra un’Unione europea “molto attenta al rispetto delle regole di bilancio, agli ‘zero virgola’, e molto distratta quando si tratta di far rispettare altri accordi”, come quello sulla redistribuzione dei rifugiati. Per eliminare questo divario, Gozi torna a suggerire di usare la leva del prossimo budget comunitario, nel quale “ci devono essere nuove condizionalità” per l’attribuzione delle risorse.
Il sottosegretario ribadisce la proposta del governo italiano di legare l’erogazione dei fondi Ue per le politiche di coesione al rispetto delle regole, tanto di quelle che prevedono la solidarietà tra Paesi membri nella gestione dell’accoglienza, quanto quelle relative al rispetto dello Stato di diritto, entrambi punti sui quali c’è qualche problema aperto con alcuni Paesi dell’Est, quali la Polonia e l’Ungheria.