Bruxelles – L’idea di includere i migranti che scappano dalle conseguenze del cambiamento climatico tra coloro che hanno diritto alla protezione internazionale divide il Parlamento europeo.
La proposta è contenuta nella bozza di modifica del regolamento ‘sull’attribuzione a cittadini di paesi terzi o apolidi della qualifica di beneficiario di protezione internazionale’ di cui, per il Parlamento europeo, è responsabile la socialista Tanja Fajon. L’emendamento 69 aggiunge alla “minaccia grave e individuale alla vita o alla persona di un civile derivante dalla violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale”, anche “la minaccia grave e individuale alla vita o alla persona di un civile derivante da una calamità naturale o provocata dall’uomo” tra le ragioni per ottenere il riconoscimento della protezione internazionale in Europa. “Le evoluzioni del pianeta, naturali o causate dall’uomo, stanno già creando situazioni di vulnerabilità e avranno probabilmente ripercussioni su un numero sempre maggiore di esseri umani”, e questo “potrebbero costringere le persone ad abbandonare il loro luogo di residenza e persino il loro paese, per trovare rifugio all’estero. La protezione internazionale prevista dal diritto dell’Ue dovrebbe coprire anche tali nuove esigenze di protezione”, afferma Fajon nella sua proposta.
“Siamo contrarissimi a questa modifica, così come a quella che estende il diritto di ricongiungimento familiare anche ai componenti delle famiglie che si sono formate dopo l’arrivo in Europa di un migrante”, afferma Alessandra Mussolini che è la responsabile del Ppe per la modifica del regolamento di Dublino. Per Mussolini, si tratta di “argomenti sensibili e problematici” per il Ppe che ritiene che se una riforma del genere ottenesse il via libera dell’Europa “costituirebbe un fattore di richiamo enorme” per i migranti, soprattutto quelli provenienti dalle zone equatoriali dell’Africa che potrebbero ottenere così un riconoscimento anche legale della loro necessità di scappare dai propri Paesi di origine.
Per Elly Schlein di Possibile, che con Fajon condivide l’appartenenza al gruppo socialista, “è tempo di considerare a livello internazionale” la questione dello status di rifugiato climatico in quanto l’Occidente “ha un grande debito” con i Paesi che stanno subendo le conseguenze del climate change “e su questo ci dobbiamo concentrare”. “I popolari non sono i soli ad avere difficoltà su questo argomento”, ha riconosciuto la Verde Jean Lambert, che seppur sostenendo la modifica si mostra realista e dubita che si possa arrivare a un consenso dell’Aula. Per Lambert il Parlamento “deve aprire la strada” a questa modifica ma “è difficile” in quanto “lo status di climate refugee non esiste a livello internazionale e quindi bisogna trovare una formulazione adatta, ma non ci siamo ancora”.