Bruxelles —Il codice di condotta per le ong che prestano soccorso ai migranti nel Mediterraneo non risolve nulla. Elly Schlein, eurodeputata del gruppo S&D, non usa mezzi termini nel criticare uno dei punti su cui ieri i ministri degli Interni dell’Ue hanno accolto le richieste italiane. “Le migrazioni verso l’Europa non si affrontano girando la testa dall’altra parte e rendendo più difficoltoso il lavoro di salvataggio delle Ong,” dice Schlein, che assieme alla collega tedesca dei Verdi, Terry Reintke, si è recata in visita alla nave Aquarius, co-gestita dalle Ong Sos Méditerranée e Medici Senza Frontiere. La questione migratoria si affronta “richiamando gli Stati membri al principio di solidarietà. Senza quello sarà l’Ue a naufragare”, ammonisce.
L’Aquarius, che ha prestato soccorso a 20.513 persone dal febbraio 2016, partecipa alla rete di assistenza delle Ong nel Mediterraneo, le quali si stima che salvino complessivamente quattro migranti su dieci. “Abbiamo trovato persone straordinariamente competenti tra operatori, personale marittimo e medici, che in modo volontario e generoso collaborano con le autorità portuali e la Guardia costiera nel difficile compito di salvare le vite in mare”, testimonia la parlamentare europea.
“Le due Ong svolgono, inoltre, un lavoro fondamentale nella raccolta di testimonianze sugli orrori delle prigioni libiche”, sottolinea Schlein. “Almeno la metà dei migranti salvati presentano, infatti, evidenti ferite da violenze e torture. Anche per questo trovo vergognoso che a Tallin i governi europei riescano a trovare un accordo solo sull’esternalizzazione delle frontiere e sui soldi alla Libia e niente su solidarietà interna”.
Quanto al codice Ue per le Ong, per l’esponente S&D è un ostacolo alle attività di salvataggio. Il codice di condotta, presentato dal ministro dell’Interno Marco Minniti ai colleghi riuniti a Tallinn, ribadisce, tra i tanti obblighi, quello di non spegnere i transponder a bordo, di non agevolare con luci o telefono i contatti con gli scafisti, e di dichiarare le fonti di finanziamento dell’attività in mare. “Il Codice delle Ong rischia di essere nella migliore delle ipotesi una perdita di tempo, perché distoglie l’attenzione da quelle che dovrebbero essere le azioni comuni europee per affrontare il tema delle migrazioni”.
Sorprende la stessa Schlein il comportamento del Governo italiano. Le sembra non tenere conto del coordinamento tra Ong e Guardia costiera. Come se le Ong, nella loro attività di soccorso, non rispondessero a nessuno. Schlein, che nel corso della missione ha incontrato il comandante della Capitaneria di porto di Catania, contrammiraglio Nunzio Martello, continua: “Minniti dovrebbe sapere benissimo che gli interventi delle Ong sono coordinati dalla Guardia costiera e seguono le indicazioni dello stesso ministero dell’Interno, per quanto riguarda i porti di sbarco. Le Ong, non solo collaborano attivamente con la Guardia costiera, ma sopperiscono alla mancanza di una risposta adeguata dell’Ue, vista la carenza di operazioni di ricerca e soccorso europee. Le operazioni Triton, condotta da Frontex, e Sophia non hanno mandato pieno su questo, è evidente”.
Purtroppo, le ondate migratorie verso l’Italia non danno segnali di diminuzione. In una tale prospettiva, la tutela della vita e dei diritti delle persone è il principale obiettivo delle organizzazioni che fanno salvataggio in mare. “Senza vie legali e sicure d’accesso a tutti gli Stati membri, continueremo a far arricchire i trafficanti e ad avere in Italia e Grecia l’unico punto d’accesso all’Europa”, conclude Schlein. “È una responsabilità che se equamente condivisa sarebbe sostenibile per tutti”.