Bruxelles – Bruxelles continua gli sforzi diplomatici e di mediazione per favorire un processo di sicurezza regionale nei paesi bagnati dal Golfo Persico, su tutti l’Iran. “La stabilità di quest’area geografica è una questione di sicurezza globale” commenta l’Alto Rappresentante dell’Ue per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza in occasione del Consiglio Affari Esteri avuto luogo oggi, aggiungendo: “Siamo pronti a supportare qualsiasi iniziativa che consideri la regione stessa come attore chiave per l’avvio di un percorso pacifico di sviluppo e cooperazione”.
Pazienza e buoni propositi non sembrano però portare a risultati più concreti. Hassan Rouhani, presidente dell’Iran, ha annunciato la scorsa settimana che Teheran abbia ripreso il processo di arricchimento dell’uranio per continuare il piano di sviluppo del nucleare a scopo civile. La decisione vira però in direzione opposta all’Accordo sul Nucleare Iraniano (JCPOA), di cui l’Ue (in prima linea con Francia e Germania), in seguito all’uscita dal piano degli Stati Uniti lo scorso anno, si impegnò assieme a Russia, Cina e Nazioni Unite (UN) a mitigare gradualmente il programma di proliferazione nucleare di Teheran. D’altro canto, la determinazione di Rouhani non sembra smuovere la devozione diplomatica dell’Alto Rappresentante, che ribadisce l’importanza di preservare gli sforzi mediatici compiuti finora da Bruxelles con Teheran. “Sappiamo perfettamente comportarci nei momenti di tensione come questo. Sono convinta che la regione abbia acquisito sufficiente consapevolezza per aprirsi verso ogni iniziativa di cooperazione”, rassicura Mogherini.
L’impegno diplomatico dell’Ue sulle coste dell’altra bocca del Mar Arabico, il golfo di Aden, non è da meno. Su queste sponde si affaccia lo Yemen, teatro ,dal 2015, di un’insaziabile guerra civile tra il governo, le forze ribelli Houti (notoriamente supportate dall’Iran) e lo Stato Islamico. Mogherini rinnova l’importanza di mantenere vivi gli sforzi di mediazione nel paese, anche perché si tratta “della più drammatica, ma anche più risolvibile situazione politica nel Medio-Oriente”, per questo “finchè ci sarà un barlume di speranza per la stabilità della regione, l’Europa dovrà assecondarla”.