Bruxelles – L’autunno non porta una maggioranza parlamentare in Spagna. Le elezioni indette per cercare di uscire dall’impasse politica in cui era finito il Paese producono una situazione ancora più complicata. Il verdetto delle voto di ieri non è molto diverso dall’esito delle votazioni di aprile, il leader del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), Pedro Sanchèz, è ancora una volta la prima forza politica, ma perde tre seggi. Il vero trionfo è a destra, il Partito Popolare (PP) di Pablo Casado ottiene 87 seggi, 22 in più rispetto ai risultati di aprile; mentre i nazionalisti di Vox, guidati da Santiago Abascal, conquistano 52 seggi in Parlamento, più del doppio rispetto agli esiti primaverili (24 seggi). Il grande sconfitto di questo round è Alberto Rivera, leader del partito Ciudadanos (Cs), con 10 segg (-47 rispetto alle elezioni passate).
La situazione si complica e l’eventualità che gli spagnoli giungano a Natale senza un governo si fa sempre più reale. Le forze di sinistra perdono terreno. Oltre ai tre seggi lasciati per strada dal PSOE, ci sono quelli perduti da Unidas Podemos (35 seggi, sette in meno rispetto a sei mesi fa). Insieme questi due partiti non raggiungono i 176 seggi necessari per avere la maggioranza in Parlamento. Anche se proprio l’incapacità di queste due forze politiche a trovare un’intesa è stata la causa principale delle nuove elezioni.
La situazione è dunque ancora più complicata. Le forze di sinistra insieme totalizzano 158 seggi. Il PSOE si trova davanti a un bivio: cercare una larga coalizione, con la non semplice missione di trovare i 18 deputati mancanti; oppure intavolare trattative con gli storici rivali del Parito Popolare, per dare vita ad una versione spagnola di quella che è stata ed è tutt’ora l’alleanza SPD-CDU in Germania.
Il PP per ora resta a guardare. Ma anche a destra i partiti conservatori insieme vantano 152 seggi. Neanche il blocco di destra ha i numeri per governare. Per questo la terza ipotesi di nuova ulteriore chiamata alle urne resta sullo sfondo. “Non c’è alcuna maggioranza nel Congresso che possa garantire la nascita di un governo”, riconosce Sanchez nel commentare i risultati.
Sullo sfondo c’è pure l’impennata di Vox. I nazionalisti post-franchisti si impongono come terza forza politica in Spagna. “Oggi, si è consolidata in Spagna un’alternativa patriottica e sociale che chiede più unità nazionale e ripristino dell’ordine costituzionale in Catalonia”, afferma il leader del partito, Abascal, che riceve in seguito il supporto del leader italiano della Lega Matteo Salvini. “Non si tratta di razzismo o Fascismo, sia in Italia che in Spagna, vogliamo vivere in pace a casa nostra”, scrive su twitter.
“Non siamo mai preoccupati quando c’è un voto”, il commento che arriva da Bruxelles. “Le elezioni sono un esercizio di democrazia”, commenta il capo del servizio dei portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva.
Anche se non si riconosce pubblicamente, la Spagna è però un ‘caso’. Il Paese è adesso alla quarta elezione in 4 anni, e da quattro anni è alla ricerca di una chiara maggioranza in Parlamento che dia stabilità politica. Fino a oggi a Madrid non si è mai insediato un governo di coalizione. Il sistema bi-partitico si è frammentato negli ultimi dieci anni, come testimoniato dall’ascesa di forze alternative quali di Podemos, Ciudadanos e ora Vox.