Bruxelles – Un secondo referendum in Scozia sull’indipendenza non si farà. Il premier britannico Boris Johonson ha risposto oggi alla prima ministra scozzese Nicola Sturgeon per respingere formalmente la sua richiesta di trasferimento dei poteri necessari a tenere un secondo referendum sul futuro di Edimburgo nel Regno Unito.
Today I have written to Nicola Sturgeon. The Scottish people voted decisively to keep our United Kingdom together, a result which both the Scottish and UK Governments committed to respect.
Let's make 2020 a year of growth and opportunity for the whole of the UK 🇬🇧 pic.twitter.com/JjQp3X2J2n
— Boris Johnson (@BorisJohnson) January 14, 2020
La richiesta della premier scozzese era arrivata a Londra il 19 dicembre, forte dei 47 dei 59 seggi di Westminster in Scozia assicurati al Partito nazionale scozzese (Pns) di cui è alla guida nel corso delle ultime elezioni politiche nel Regno Unito. Per Sturgeon, il referendum sulla Brexit, (in cui gli scozzesi hanno votato in maggioranza per restare nell’UE), ha rafforzato ulteriormente le ragioni dell’indipendenza e quindi gli scozzesi dovrebbero poter scegliere nuovamente se diventare indipendenti o no.
Johnson si attiene alla linea portata avanti dal suo predecessore, Theresa May, negando al governo scozzese di indire un secondo referendum e tornare al voto per staccarsi dal Regno Unito. In uno scambio di tweet con la premier scozzese, nella sua replica Johnson accusa Sturgeon e il suo predecessore di aver promesso personalmente che ci sarebbe stato solo un referendum sull’indipendenza. All’epoca, “i cittadini scozzesi hanno votato per restare insieme nel nostro Regno Unito, un risultato che sia il governo scozzese che quello britannico si impegnano a rispettare” scrive il premier britannico. Nel corso del primo, e unico, referendum sull’indipendenza risalente al 2014 gli elettori scozzesi avevano bocciato l’indipendenza con il 55 per cento dei voti. Inoltre, per Johnson un altro referendum sull’indipendenza contribuirebbe alla “stagnazione politica che la Scozia ha visto nell’ultimo decennio, con scuole, ospedali e posti di lavoro scozzesi lasciati alle spalle a causa della campagna per separare il Regno Unito”.
La controreplica della premier scozzese non tarda ad arrivare. Sturgeon accusa Johnson di mostrare “assoluto disprezzo per i voti, le opinioni e l’interesse del popolo scozzese”. I conservatori britannici, aggiunge, sono “terrorizzati dal fatto che la Scozia abbia il diritto di scegliere il nostro futuro. Non è politicamente sostenibile per alcun governo di Westminster ostacolare il diritto del popolo scozzese di decidere il proprio futuro e cercare di bloccare il chiaro mandato democratico per un referendum sull’indipendenza”. Per la leader del Pns, la posizione di Johnson finirà per ritorcerglisi contro. E spiega: “Il problema per il governo del Regno Unito è che più a lungo cercano di bloccare un referendum, più dimostrano che il l’unione di Westminster non è un partenariato tra pari e maggiore sarà il sostegno all’indipendenza. In breve, oltre a essere insostenibile, la posizione definita oggi dal governo del Regno Unito è anche completamente autolesionista”.
My full response to UK government letter. #indyref2020 pic.twitter.com/UvAFrDJF1n
— Nicola Sturgeon (@NicolaSturgeon) January 14, 2020
Al momento non si intravedono margini di negoziato. Sturgeon fa però sapere che non intende accettare il secco ‘no’ ricevuto da Londra, ma anzi nelle prossime settimane chiederà al Parlamento scozzese di appoggiare “il diritto degli scozzesi a scegliere”, consentendo un secondo referendum.