Bruxelles – Una casella liberata da un socialista portoghese. Logica vorrebbe che un altro socialista, meglio ancora se iberico, riempisse il seggio lasciato vacante da Mario Centeno. Ecco perché Nadia Calviño parte con un certo favore in più nella corsa per la presidenza dell’Eurogruppo. La ministra delle Finanze spagnola lavora per un governo socialista, e una sua investitura garantirebbe inalterati gli equilibri politici e geografici dell’Europa degli Stati e dei partiti sempre attenta a pesi e contrappesi. Aggiungendo anche una donna nel vertice dell’Unione.
Il 9 luglio si dovrà decidere chi mettere a presiedere l’organismo informale che prende decisioni rilevanti di politica economica e di bilancio. L’incarico è rivendicato anche da Paschal Donohoe, un popolare irlandese (PPE) e Pierre Gramegna, un liberale lussemburghese. L’esito sulla carta è tutt’altro che scontato perché frutto di giochi politici per natura tutti imprevedibili, ma la candidatura della Spagna sembra presentarsi con i maggiori favori del pronostico.
Sia Calviño sia Donohoe rappresentano Paesi usciti con successo da programmi di assistenza finanziaria, e in tal senso entrambi sono in continuità con Centeno, anch’egli ministro delle Finanze di un Paese curato dalle istituzioni europee.
L’esponente del PPE piace agli Stati più attenti al rigore (Austria, Finlandia, Paesi Bassi, Germania) e, oltre all’Irlanda che lo candida, può sperare di incontrare le simpatie di Lettonia, Slovenia e Cipro, guidati da governi PPE, partito che ha espresso ufficialmente il suo sostegno al candidato. Donohoe è però rappresentante del nord Europa, e questo è un qualcosa che il blocco del sud difficilmente potrà accettare, in un’Europa che ha nei presidenti di Commissione UE e Consiglio europeo già figure nordiche (una tedesca, Ursula von der Leyen, e un belga, Charles Michel). La sua candidatura appare debole per via del suo curriculum. Il più giovane dei concorrenti (46 anni), tanta politica ma una minore specializzazione e continuità in ambito economico degli altri due. Esperienza come ministro per gli Affari europei, Trasporti e Riforme.
Gramegna è al secondo tentativo. Si era già proposto per guidare l’Eurogruppo nel novembre del 2017, quando si dovette eleggere il successore di Jeroen Dijsselbloem. Ha competenze in materia comprovate. Ha un presente molto più spiccatamente economico rispetto ad un passato più diplomatico. Prima consulente economico al ministero degli Esteri a Lussemburgo, poi ambasciatore in Giappone e Corea del Sud. In quanto liberale trova le simpatie dei governi della stessa famiglia politica (Belgio, Estonia e Paesi Bassi e Francia).
Ma la favorita sembra essere Nadia Calviño. Una sua scelta, come detto, lascerebbe inalterati equilibri geografici e politici. Piace al blocco degli Stati sud-occidentale (Portogallo, Spagna, Italia, Malta) e alla Lituania, a guida socialista, e potrebbe contare anche sul sostegno degli slovacchi. Il suo curriculum potrebbe creare convergenze, specie al secondo turno. E’ indipendente all’interno di un governo socialista, dal 2006 ha lavorato in Commissione europea, prima come vicedirettore generale presso la direzione generale della Concorrenza, poi come vicedirettore generale nella direzione generale Mercato interno, industria, imprenditoria e PMI, nonché come vicedirettore generale presso la direzione generale Stabilità finanziaria, servizi finanziari e Unione dei mercati dei capitali. Dal 2014 al 2018 Calviño è stata direttrice generale del bilancio. Conosce l’Europa e le sue regole, e rappresenterebbe una tessera importante nel rinnovamento rosa dell’Europa.