Bruxelles – “Sono uno dei 250.000 cittadini UE che vivono a Vienna, ma non potrò votare alle prossime elezioni per il consiglio comunale l’11 ottobre 2020″. E’ una delle tante storie contenute nel comunicato del team di Voters Without Borders, iniziativa dei cittadini europei (ICE) approvata dalla Commissione europea a marzo 2020 e promossa da ECIT Foundation e The Good Lobby.
L’ICE è stata pensata per trovare la soluzione a un problema più comune di quello che si pensa: “ci sono 14 milioni di cittadini UE che vivono in un altro Stato membro, ma nessuno di loro può votare a parità di condizioni con i cittadini del proprio paese di residenza“. Sono soprattutto i giovani della generazione Erasmus a denunciare il problema e a impegnarsi per questa ICE, coloro che fanno parte della categoria dei cosiddetti “cittadini mobili”. Molti di loro, oggi, “pur pagando le tasse o mandando i figli a scuola, non hanno diritto di voto alle elezioni, ad eccezione di quelle locali ed europee”. E alle consultazioni elettorali dove possono votare come cittadini del paese di residenza, spesso non lo fanno perché scoraggiati da barriere burocratiche e carenza di informazioni: “solo il 10% di loro vota”. Così è stato alle ultime europee, quando, per altro, “solo il 20% è riuscito a votare per il proprio paese d’origine”.
Ma c’è dell’altro: per i cittadini di alcuni Paesi UE, anche partecipare alle elezioni del proprio paese di origine è diventato difficile. Ricordiamo i ritardi nell’invio delle schede elettorali riscontrate da molti italiani all’estero alle ultime elezioni politiche ed europee, o le elezioni presidenziali in Romania e le lunghissime file presso i seggi aperti in altri Paesi.
Per non parlare dei problemi sorti durante il referendum su Brexit del 2016, quando 3,7 milioni di cittadini UE nel Regno Unito e 1,3 milioni di cittadini britannici nell’Unione europea non hanno potuto votare. Ci sono inoltre paesi UE che “privano i loro cittadini del diritto di votare dopo aver trascorso un certo periodo di tempo all’estero”.
Suffragio universale completo per tutti i cittadini UE, in tutti i paesi dell’Unione: è questa la proposta del gruppo di promotori di Voters Without Borders, portata avanti da più di 1000 cittadini UE “mobili” e 50 organizzazioni. In una UE dove vige la libertà di movimento, “legare il diritto di voto alla cittadinanza nazionale è privo di senso e riduce la libertà di movimento a un diritto di consumo e produzione“, recita il sito della ICE.
Tra i promotori, anche eurodeputati e attivisti di più schieramenti, come Guy Verhofstadt (RE), Karen Melchior (RE), Damian Boeselager (Verdi), Dacian Ciolos (RE), Victor Negrescu (S&D), Jan Christoph Oetjen (RE), Alain Lamassoure (ex eurodeputato, PPE), Bogdan Deleanu (Alleanza USR-PLUS, Romania).
“L’UE non può attuare riforme democratiche credibili senza prima rimediare all’assenza di diritti politici dei suoi cittadini mobili”, recita ancora il comunicato del team promotore. Secondo i sondaggi a volere diritto di voto universale europeo è il “63% dei cittadini“.
La raccolta firme si è aperta il 1° settembre e durerà un anno, come previsto dai regolamenti UE. Sarà necessario raccogliere 1 milione di firme in tutta l’UE. Chi vuole firmare può farlo sul sito Voterswithoutborders.eu o sul sito ufficiale della Commissione dedicato all’ICE.