Bruxelles – La notizia buona è che la frenata tricolore sarà minore del previsto, e comunque non più in doppia cifra. La cattiva notizia è che il rimbalzo sarà minore. La Commissione europea rivede le stime di crescita per l’Italia, nella difficoltà di fare previsioni in uno scenario ammantato da “elevata incertezza e rischi di ribasso legati alla pandemia” di Coronavirus. A fine anno il Prodotto interno lordo dell’Italia registrerà -9,9% (era previsto al -11,2% nelle stime di luglio), per attestarsi al 4,1% alla fine del 2021 (due punti percentuali in meno rispetto alle previsioni economiche d’estate, che dicevano 6,1%).
Non più maglia nera, ma ripartenza lenta
Il dato italiano si colloca nel solco di una rimbalzo generale più modesto. Il recupero dell’UE non è più fissato al 5,8%. Nelle previsioni economiche d’autunno l’economia a dodici stelle è vista in risalita fino al 4,1% il prossimo anno. L’Italia dunque, se tutto va bene, vedrà un ritmo di ripresa in linea con la media europea. Il sistema Paese si scrollerà di dosso anche la maglia nera d’Europa: nel 2021 l’Italia non sarà più ultima per ritmi di crescita. L’esecutivo comunitario si aspetti che vada meglio di altri sedici Paesi, inclusa la Germania (+,3,5% nel 2021)
Una tendenza che sulla base delle stime prodotte oggi (5 novembre) continuerà anche nel 2022. Il PIL tricolore sarà sempre positivo, ma al 2,8%, comunque in una situazione migliore di altri membri UE. L’esecutivo comunitario comunque avverte. “È improbabile che la ripresa sia sufficiente perché la produzione reale torni ai livelli pre-pandemici entro il 2022″. Insomma, i dati incoraggianti non devono indurre a pensare che le cose si metteranno subito per il meglio.
Va detto comunque che le previsioni non considerano il Fondo per la ripresa. Le stime si basano sulla situazione attuale, che non comprende i piani e le misure di rilancio. Una volta che ci saranno i soldi e si inizieranno a usarli la situazione potrebbe cambiare ancora. Dipenderà dunque anche da quello che la politica saprà fare con i soldi europei
Industria e costruzioni trainano, pesa lo stop del turismo
A guidare la ripresina dell’Italia sono l’industria e l’edilizia. L‘attività di quest’ultima “si è completamente ripresa in Italia”, rileva l’esecutivo comunitario, ed entrambe ad agosto “hanno ecceduto i livelli di gennaio”. Ma sono i servizi all’esportazione, e in particolare il turismo, che “è improbabile che riprendano completamente entro il 2022”. Prevista un rimbalzo delle esportazioni.
Allarme occupazione
La Commissione europea guarda con preoccupazione le dinamiche del mercato del lavoro. In Italia si vede un aumento della popolazione degli inattivi. “La maggior parte dei lavoratori che hanno perso il lavoro insieme a un numero di disoccupati in precedenza hanno lasciato la forza lavoro durante la prima metà di quest’anno”, si legge nel rapporto. Ancora, per ora la situazione si basa sull’intervento statale che ha bloccato licenziamenti e attivato ammortizzatori sociali, ma “è improbabile che i dipendenti a tempo indeterminato rimangano indenni una volta scadute le misure politiche di emergenza”. Va evitata che esploda la disoccupazione, altrimenti ne risentirebbero produttività e indebitamento dello Stato.
Esplode il debito, che pone “rischi”
Com’era lecito attendersi, la pandemia e l’inevitabile intervento statale hanno fatto esplodere il debito pubblico. Alla fine del 2020 raggiungerà il 159,6% in rapporto al PIL e resterà su questi livelli per i prossimi due anni. Alla fine del 2022 è prevista una riduzione minima, fino al 159,1%. Ma sorprende fino a un certo punto. “La risposta politica alla crisi, che ha fornito un sostegno sostanziale ai lavoratori e alle imprese, implica un impatto sul bilancio di circa il 5,5 del PIL nel 2020, principalmente dal lato della spesa”. La Commissione non nasconde le sue preoccupazioni. “Le misure di sostegno alla liquidità alle imprese, comprese le garanzie statali, implicano alcuni rischi per le proiezioni del debito“.
Il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, quindi precisa che le preoccupazioni non sono per l’immediato. “Al momento non esiste un rischio particolare di sostenibilità per il debito italiano, ma a medio termine dobbiamo essere sicuri che non ci siano rischi”. L’esecutivo comunitario vigilerà.
Oltre al debito finisce fuori controllo anche il deficit. Dopo un minimo storico dell’1,6% del PIL nel 2019, il disavanzo nominale del governo dovrebbe aumentare bruscamente fino a circa il 10,7% del PIL nel 2020, a causa della pandemia COVID-19. Un indice che rimarrà ben al di sopra della soglia del 3% per il prossimo biennio (7,8% nel 2021 e 6% nel 2022).Questo andamento risulta condizionato dai ricavi delle imposte indirette, prevista in diminuzione per effetto del calo dei consumi privati.