Bruxelles – È un Parlamento UE quasi unanime nell’esprimere grande soddisfazione per l’elezione del nuovo presidente statunitense, Joe Biden, e la sua vice, Kamala Harris, quello che oggi (mercoledì 11 novembre) in plenaria ha dibattuto sui risultati delle elezioni negli Usa. L’apertura delle celebrazioni verbali è stata affidata all’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Mi fa piacere constatare l’importanza che il Parlamento dà in modo così tempestivo al ruolo delle relazioni transatlantiche con gli Stati Uniti”, ha esordito. “Quella di Biden e Harris è una vittoria storica, mi voglio congratulare con loro e con tutti i cittadini americani per la più grande affluenza al voto nella storia degli Usa”.
Congratulazioni condivise da tutti i partiti, dai popolari ai socialdemocratici, fino ai verdi (“una donna di colore ha distrutto molti tetti di cristallo”, ha commentato l’europarlamentare tedesca Ska Keller riguardo alla ventata di cambiamento portata da Harris come vice alla Casa Bianca), Renew Europe e la sinistra di Gue (per Martin Schirdewan “sarebbe un errore mettere ora da parte gli innovatori progressisti e i movimenti come Black Lives Matter, altrimenti tornerà il trumpismo”). Sibillina la posizione della destra sovranista di ID, attraverso le parole dell’eurodeputata in quota Lega, Mara Bizzotto: “La nuova amministrazione troverà in noi un partner serio, ma i successi passati dell’amministrazione di Trump in campo economico e in politica estera sono fuori discussione”. Gli unici a togliersi esplicitamente fuori dal coro sono stati i conservatori di Ecr: “Sarebbe opportuno attendere il risultato ufficiale delle elezioni, che non viene determinato dai mass media ma da conferme ufficiali”, ha commentato l’europarlamentare bulgaro Angel Dzhambazki.
Uno dei punti più importanti trattati dal Parlamento è stato il rapporto con la precedente amministrazione guidata da Donald Trump e l’impostazione da dare alla partnership con il nuovo presidente, sulla scia delle affermazioni di Borrell: “Non è un segreto che negli ultimi quattro anni si fossero complicate le nostre relazioni, ma ora vogliamo un dialogo franco. L’Unione Europea è un partner per gli Usa di Biden: questo è un concetto che sarà molto usato nel prossimo futuro”. Dialogo che si baserà su una serie di “sfide” che si pongono sul cammino dei due Paesi: “Cooperazione internazionale, nuovo impulso all’Organizzazione internazionale del commercio, lotta contro la pandemia di Coronavirus rafforzando l’operato dell’Organizzazione mondiale della sanità”. E ancora, “azioni contro il cambiamento climatico, rispetto dei diritti umani e approccio comune nelle relazioni con Cina e Iran”.
Impostazione condivisa da Kati Piri (S&D): “Bene avere nuovamente un alleato alla Casa Bianca. Dobbiamo cooperare in modo che i danni dell’amministrazione Trump possano essere recuperati in fretta”. Michael Gahler (Ppe) ha fatto anche notare che “Biden è un amico dell’Europa e dell’Irlanda sulla questione Brexit” e che “per lui è importante il rispetto dell’Accordo del Venerdì Santo, visto che ha già dichiarato che non ci saranno accordi bilaterali se il Regno Unito violerà l’Accordo”. Prima della plenaria era arrivato anche il commento del presidente del Parlamento, David Sassoli: “È stato un processo democratico importante, voglio scrivere alla presidente della Camera dei rappresentanti, Nancy Pelosi, per complimentarmi per questo risultato”. Anche Sassoli ha sottolineato che ora è necessario “ricostruire una sintonia con gli Usa, perché abbiamo avuto la sensazione in questi anni che ci fosse stata un po’ troppo smaccatamente la volontà di contribuire a dividere l’Europa”.
Qualche voce più audace sulla questione di una maggiore indipendenza dagli Stati Uniti si è levata tra le fila dei verdi/Ale e di Renew Europe. Per Ska Keller, “la lezione che ci hanno dato gli americani è questa: che si è più forti se si è coesi su valori fondanti contro la crisi climatica e i diritti umani”. Solo così “anche l’Unione Europea sarà presa seriamente a livello mondiale, a prescindere da chi siede nello Studio Ovale”. È andata oltre Hilde Vautmans (Renew): “Gli americani non risolveranno i nostri problemi, ma adesso abbiamo l’opportunità di dimostrare loro che siamo seri sull’Unione Europea della Difesa, con capacità d’intelligence antiterrorismo”. Borrell ha concluso il suo intervento ricordando che, al di là di ogni discorso, “è necessario aspettare il 20 gennaio per iniziare a stringere i rapporti con la nuova amministrazione”. Con una nota finale sinistra: “Speriamo che la transizione, già lunga di suo, non sia anche irta di ostacoli”.