Bruxelles – Il certificato verde digitale? “Serve proprio a questo, a eliminare progressivamente le restrizioni e le misure eccezionali”. Il commissario per la Giustizia, Didier Reynders, spiega in modo così netto il motivo dietro all’iniziativa lanciata a livello europeo e su cui adesso si sta lavorando a livello nazionale. La gente sfida coprifuoco e confinamenti, vuole tornare alla normalità, e lo speciale documento serve proprio a questo. E’ una condizione indispensabile per riappropriarsi di abitudini e libertà.
Intervenendo al dibattito sullo Stato di diritto organizzato dalla fondazione Robert Schuman, Reynders ricorda che le misure eccezionali prodotto sulla scia della pandemia di COVID-19 si sono rese ineludibili. “Credo che tutti sono d’accordo sul fatto che la situazione ha richiesto una risposta forte dei governi”. Solo così si è potuto evitare il peggio. Certo, riconosce, “le misure devono essere proporzionate e non discriminatorie”, per questo “serve un controllo parlamentare e giudiziario delle misure di governo su queste decisioni straordinarie”. Quanto al certificato verde, si tratta di una misura temporanea. “Quando la pandemia sarà passata, il certificato verde non sarà più necessario“.
Se si vuole salvare stili di vita, economia, turismo e libertà di movimento però non si può prescindere, adesso dal certificato. La Commissione ha presentato la sua proposta di regolamento a marzo, il Consiglio è pronto a negoziare col Parlamento, che voterà su questo la prossima settimana (28 aprile). Il confronto tra i due co-legislatori mira ad avere un accordo entro giugno, per avere un certificato per l’1 luglio. In sede negoziale si dovranno affrontare le questioni non coperte dalla proposta della Commissione, quale validità dello speciale documento (si ragiona sull’ipotesi di sei mesi), e validità dei test da riconoscere (qui si va verso il riconoscimento di vaccinazioni con prodotti autorizzati dall’EMA).
Intanto dal Parlamento si esorta gli Stati a giocare d’anticipo. E’ in particolare la delegazione italiana del gruppo PPE a chiedere che il governo Draghi attivi, in attesa del certificato verde europeo, il suo certificato nazionale. Una richiesta formalizzata dai membri di Forza Italia nella richiesta contenente le specifiche, illustrate dal coordinatore nazionale del partito e presidente della commissione Affari costituzione dell’Eurocamera, Antonio Tajani.
“Visto che la situazione è complicata introduciamo un green pass nazionale, che sia fruibile anche per i turisti non italiani, e che autorizzi l’accesso ad eventi sportivi, culturali fieristi e così via“. La differenza tra il certificato europeo e nazionale è che il primo autorizza viaggi e spostamenti da uno Stato all’altro, quello nazionale dovrebbe garantire lo spostamento libero sul territorio nazionale. “Non è un certificato che obbliga a vaccinarsi, è uno strumento per difendere l’economia e la libertà di circolazione“.
La proposta targata Forza Italia prevede la creazione di una apposita App, dotata di lettore di codice QR, per la lettura dei dati del certificato vacinale o del test effettuato. Una scommessa, date le tante resistenze alla app Immuni per il tracciamento delle persone positive e i loro spostamenti. La delegazione italiana del PPE comunque contribuisce al dibattito.