Bruxelles – Mai così alto. Martedì 4 maggio il prezzo del carbonio dell’Unione Europea ha toccato il picco di 50,05 euro per tonnellata, fissando un record sui livelli di prezzo delle emissioni necessari per riconvertire la mentalità dell’industria europea e portarla a investire in tecnologie pulite innovative. Il prezzo del carbonio nell’UE deve diventare abbastanza alto da indurre i vari settori dell’industria a tagli di CO2 nei loro impianti, per rendere anche più competitivi i prezzi di fonti alternative a basse emissioni di carbonio – in primis, l’idrogeno – che per ora non reggono il confronto con le tecnologie basate sui combustibili fossili.
Il prezzo è calcolato nel sistema dello scambio di quote di emissioni (ETS) europeo, un vero e proprio mercato del carbonio che è al momento è anche il principale strumento per ridurre le emissioni di gas serra che contribuiscono al cambiamento climatico. Copre oltre 10mila impianti ad alto consumo di energia dell’UE (come centrali energetiche o impianti industriali) e le compagnie aeree che collegano i 30 Paesi che fanno parte del sistema (27 dell’UE, più l’Islanda, il Liechtenstein e la Norvegia), costringendoli ad acquistare permessi quando inquinano più di quanto dovrebbero. Nell’ottica di raggiungere i nuovi obiettivi climatici più severi come l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55 per cento entro il 2030, il mercato del carbonio sarà revisionato a breve.
Secondo alcune indiscrezioni, è fissata al 14 luglio la pubblicazione da parte di Bruxelles del nuovo pacchetto di politiche energetiche Fit for 55, per rendere l’Unione europea pronta e “a misura di 55” (in riferimento al target di riduzione delle emissioni al 2030, inizialmente prevista a giugno) La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha anticipato al Vertice sul clima del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che il pacchetto legislativo Fit for 55 potrebbe prevedere l’estensione dello scambio di quote di emissioni non solo per la produzione di energia e l’industria, ma anche per i trasporti e per gli edifici, in modo da rendere completo il quadro. La revisione dell’ETS potrebbe portare a una minore quantità di “permessi” per le emissioni.