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Tutela dei prodotti alimentari, per il senatore Fantetti l'Italia deve giocare una battaglia unitaria e internazionale

Tutela dei prodotti alimentari, per il senatore Fantetti l'Italia deve giocare una battaglia unitaria e internazionale

Intervista con il senatore europeista, esperto nella valorizzazione del made in Italy. Un errore le rivendicazioni provinciali, la battaglia si gioca in Europa e "dobbiamo mandare le nostre mozioni a tutte le cancellerie". E sulla legge che tutela la ristorazione italiana nel mondo non si perda più tempo e si vari il decreto di attuazione

Roma – “Serve una battaglia unitaria, se sulla tutela dei prodotti agroalimentari ognuno fa da sé concludiamo poco”. L’europeista e senatore del gruppo misto Raffaele Fantetti nel dibattito tutto italiano sulle mozioni votate al Senato sollecita un approccio extra-nazionale e meno provinciale al tema. A fine seduta, vengono approvate quattro mozioni, tutte approvate dal governo ma che forse serviranno poco alla battaglia che si gioca a Bruxelles su Nutriform (appoggiato dall’Italia) e Nutriscore.

Senatore, sembra che su questo argomento emerga maggiormente la propaganda in chiave interna?

“Sì, io ho cercato di spiegare che questa è una battaglia che si fa unitariamente. È un errore se ogni forza politica cerca di rivendicare a sé questo tema per dimostrare che la tutela del made in Italy nei prodotti alimentari è solo di alcuni. Marcando le differenze si peggiora solo la capacità di trattativa già complicata”.

Sulle etichette l’Italia gioca una partita difficile, la sua proposta?

“Intanto bisogna giocare nel campo di riferimento che è quello europeo. Sono avvocato e mi occupo di commercio internazionale e questi sono aspetti con una dimensione extranazionale. Il “Nutriscore” è un’operazione franco-tedesca che ha trovato alleati forti come Olanda e anche parzialmente la Spagna. Noi invece questa battaglia la stiamo perdendo, sono con noi solo i piccoli paesi e qualcuno dell’est”.

Come si esce dalle rivendicazioni di stampo propagandistico?

“Per esempio cominciando a tradurre in inglese le mozioni approvate oggi e spedirle all’attenzione di tutte le cancellerie europee”.

Basterà?

“Poi dobbiamo utilizzare un’arma che solo noi abbiamo, quasi 5 milioni di italiani residenti all’estero che sono i primi ambasciatori dei nostri prodotti agroalimentari. Tanti di loro lavorano nella ristorazione e nell’import-export, e da anni sostengono con tenacia le tradizioni culinarie del nostro Paese. C’è anche una legge che tutela i ristoranti, le pizzerie e le gelaterie italiane nel mondo che aiuterebbe nella promozione dei prodotti certificati Doc, Dop e Igp”.

Perché dice ‘aiuterebbe’ al condizionale?

“Manca il regolamento di attuazione che devono emanare i due dicasteri dell’Agricoltura e dello Sviluppo economico, entrambi già guidati dal ministro Patuanelli che quindi conosce bene la materia, un dettaglio che ho ricordato anche in aula, è arrivato il momento di attuare queste disposizioni. Non tutti, ma la rete degli esercizi che rispettano determinati requisiti di “italianità”, oltre a essere certificati, è uno strumento molto efficace per valorizzare e far riconoscere i prodotti alimentari italiani”.

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