Bruxelles – La crescita c’è, è sostenuta, alla fine dell’anno registrerà il 5 per cento, ma sull’Eurozona pesano almeno “tre minacce chiave“, e Paolo Gentiloni tiene a metterlo in chiaro sin da subito. Il commissario per l’Economia, nel presentare le previsioni economiche d’autunno, spiega che questo “questo quadro” gravano le incognite legate a “un marcato” aumento dei casi di COVID, più acuti nelle aree in cui le vaccinazioni sono relativamente basse, ma soprattutto “l’inflazione in aumento, trainata in gran parte da un’impennata dei prezzi dell’energia”. Senza dimenticare le interruzioni della catena di approvvigionamento “che gravano su numerosi settori”. Per questo “dobbiamo rimanere vigili e agire secondo necessità per garantire che questi venti contrari non facciano andare fuori rotta la ripresa”.
La ripresa c’è, e questo è quello che la Commissione guarda con positività. Il dato generale migliora, con un aumento del PIL dell’area dell’euro rivisto in rialzo (5 per cento, +0,2 punti percentuali rispetto alle ultime stime di luglio), ma l’esecutivo comunitario taglia le stime dello 0,2 per cento per il prossimo anno (4,3 per cento e non più 4,5 per cento). Un indice dei rischi al ribasso che permangono, e soprattutto una mossa prudenziale dopo lo scoppio del prezzi dell’energia. “Dobbiamo monitorare da vicino l’inflazione e adeguare le nostre politiche, se necessario”, avverte Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo responsabile per un’Economia al servizio delle persone.
Si riconosce che l‘aumento del prezzi sarà temporaneo, ma secondo gli analisti dell’esecutivo comunitario, l’aumento dei prezzi dell’energia, in particolare per il gas naturale e l’elettricità, “smorzerà la dinamica di crescita a breve termine“, e questo spiega il rallentamento atteso a Bruxelles. Dopo essere scesi bruscamente nel 2020, i prezzi dell’energia sono aumentati a un ritmo tumultuoso nell’ultimo mese e sono ora al di sopra dei livelli pre-pandemia. I prezzi elevati dell’energia all’ingrosso si stanno facendo strada verso i prezzi al dettaglio per famiglie e produttori, anche se in misura e ritmo diversi tra i paesi, “con potenziali effetti a catena sui consumi e sugli investimenti delle imprese“. Nell’Eurozona l’inflazione è attesa al 2,4% alla fine di quest’anno e al 2,2 per cento il prossimo anno, ma si tratta di un valore medio. Ci sono Paesi dove l’indicatore sfonderà il 3 per cento, e questo merita attenzione.
Sembra non preoccupare invece la traiettoria del deficit. In relazione al PIL il parametro aggregato di Eurolandia alla fine del 2021 è atteso al 7,1 per cento, per dimezzarsi il prossimo anno (3,9 per cento) e tornare sotto la soglia del 3 per cento nel 2023 (2,4 per cento). Tutti gli Stati dimostrano una traiettoria di rientro, e questo aiuta. Preoccupano solo le tre minacce chiave, per il momento.