Bruxelles – Green pass valido per 9 mesi e approccio alle restrizioni “basato sulla persona”. Sono in vigore da oggi (primo febbraio) le nuove regole per spostarsi in Unione Europea muniti di Green Pass: i certificati COVID dell’UE avranno ovunque una validità di 9 mesi (precisamente 270 giorni) dal completamento del ciclo di vaccinazione primario (ovvero doppia dose con i vaccini anti COVID AstraZeneca, BioNTech-Pfizer e Moderna e una con il monodose Johnson&Johnson) e chi ne è in possesso non dovrebbe essere sottoposto a ulteriori test o restrizioni (quarantena o isolamento) all’ingresso in un altro Paese. Per quanto riguarda la durata del certificato dopo la terza dose, è atteso nelle prossime settimane un nuovo atto della Commissione.
La validità standard del Green Pass è stabilita da un atto delegato adottato dalla Commissione Europea lo scorso 21 dicembre, che essendo un regolamento è obbligatorio per tutti gli Stati membri che “non dovrebbero prevedere un periodo di accettazione diverso ai fini dei viaggi all’interno dell’Unione europea”, evidenzia l’esecutivo comunitario in una nota. La scelta è ricaduta sui nove mesi di tempo perché tiene conto delle linee guida del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) che ha raccomandato la somministrazione di dosi di richiamo in tutta la popolazione a partire da 6 mesi dopo aver completato il ciclo di vaccinazione. Dopo questi sei mesi, Bruxelles mette in conto un periodo aggiuntivo di 3 mesi per dare modo agli Stati di organizzare le loro campagne e vaccinare i cittadini con i booster, per un totale di nove mesi di validità standard.
Le regole sulla validità temporale del Green pass si applicano solo ai viaggi dentro l’UE e non riguardano per il momento la dose di richiamo (booster). Gli Stati membri continuano a essere liberi di applicare norme temporali diverse quando utilizzano il certificato digitale COVID dell’UE nel proprio contesto nazionale, ad esempio per entrare nei luoghi pubblici. Insieme alla validità standardizzata, entra in vigore oggi anche una raccomandazione (non vincolante per gli Stati membri) sulle restrizioni e i viaggi, che ha ricevuto il via libera definitivo da parte degli Stati lo scorso 25 gennaio in seno al Consiglio Affari Generali. A cambiare è l’approccio con cui si devono applicare le restrizioni ai viaggi, centrato sullo status personale di chi viaggia con il Green pass (ovvero se una persona è vaccinata, guarita o con il tampone negativo) rispetto alla situazione epidemiologica del Paese da cui si parte, come è stato fatto finora: chi è in possesso di un certificato valido non dovrebbe essere sottoposto a ulteriori test o restrizioni (quarantena o isolamento) all’ingresso in un altro Paese.
Per essere considerato valido, il Green Pass può contenere la prova di essere vaccinati con un vaccino approvato a livello europeo (ma gli Stati membri possono in autonomia decidere se accettare certificati con vaccini approvati dalle autorità nazionali o dall’Organizzazione mondiale della Sanità per l’uso di emergenza); un risultato negativo del test PCR ottenuto non più di 72 ore prima del viaggio o un test antigenico rapido negativo ottenuto non più di 24 ore prima del viaggio; infine, un certificato di guarigione che non sia più vecchio di 180 giorni dalla data del primo risultato positivo del test. Alle persone senza un Green pass valido potrebbe essere richiesto un test effettuato prima o dopo l’arrivo. Viene inoltre ridimensionato il ruolo delle mappe a colori elaborate dall’ECDC periodicamente sullo status epidemiologico nel Continente e rafforzato il freno di emergenza di cui godono i Paesi membri per reintrodurre restrizioni di fronte alle nuove varianti del coronavirus (qui i dettagli).
Un aggiornamento si era reso necessario dopo che alcuni governi europei hanno iniziato a reintrodurre misure restrittive all’ingresso anche per le persone vaccinate, indebolendo anche il ruolo stesso del green pass nella strategia anti COVID dell’UE. Tra questi anche l’Italia che da dicembre, con la diffusione della variante Omicron a ridosso delle feste di Natale, ha obbligato tutti i viaggiatori (anche quelli vaccinati) a presentare un test negativo al coronavirus come condizione per l’ingresso del Paese. Una misura molto criticata che da oggi non è più valida: il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato la scorsa settimana un’ordinanza che prevede che ri-allinea le norme italiane a quelle europee. Da oggi anche per arrivare in Italia basterà il Green Pass e non sarà più richiesto il tampone (molecolare o antigenico) per chi è già vaccinato.