Bruxelles – Lo stoccaggio di gas degli Stati membri prima dell’inverno dovrebbe essere pieno o vicino almeno al 90 per cento, secondo la Commissione Europea, che la prossima settimana “proporrà misure concrete al riguardo”. Ad assicurarlo è la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, intervenuta questa mattina (3 marzo) alla conferenza stampa dell’Agenzia internazionale dell’energia sul piano in dieci punti che l’AIE ha presentato per ridurre la dipendenza dell’Unione Europea dal gas naturale russo.
La commissaria conferma che la prossima settimana arriverà la proposta da parte della Commissione UE per nuove misure contro il caro energia, che doveva essere presentata ieri dal collegio. L’esecutivo ha preso del tempo ulteriore per aggiustare la comunicazione in relazione agli ultimi sviluppi della guerra in corso in Ucraina da parte della Russia, con preoccupazioni per il taglio delle forniture di gas all’Europa. Intervenendo questa mattina in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (ITRE), la commissaria ha sottolineato che la guerra in atto in Ucraina “avrà un impatto sui mercati energetici europei e sulla sicurezza dell’approvvigionamento, ma la nostra preparazione dipenderà dalla capacità di diversificare le forniture e di riempire le nostre capacità di stoccaggio del gas prima dell’inizio del prossimo inverno“.
La nuova comunicazione contro il caro energia avrà misure “a breve e medio termine” per affrontare l’aumento dei prezzi di gas ed elettricità, ha anticipato. “Oltre al rischio di uno shock di sicurezza dell’offerta, dobbiamo anche affrontare il rischio di uno shock di prezzo“, ha detto Simson. Nell’ultima bozza della comunicazione, che potrebbe essere modificata prima della presentazione della prossima settimana, la Commissione proponeva l’obbligo per gli Stati UE di garantire un livello minimo di stoccaggio di gas prima dell’inizio dell’inverno, in modo da non arrivarci con le riserve “scariche”. Nel frattempo, l’esecutivo europeo continua a lavorare attivamente per garantire che l’Ucraina mantenga livelli stabili di “forniture di gas ed elettricità” nonostante l’invasione della Russia: “Siamo di fronte a una aggressione non provocata verso un Paese partner dell’UE, che ha lavorato tanto per mettere a punto le giuste riforme, anche nel settore energetico”.

Ieri, ha fatto sapere la commissaria, Bruxelles ha inviato una lettera a tutti i ministri europei per l’Energia per “capire come coordinarci al meglio per garantire che gas e elettricità arrivino in Ucraina“. Al Consiglio straordinario per l’Energia che si è tenuto lunedì (28 febbraio) “molti Stati membri hanno dimostrato di voler dare assistenza a Kiev e io sono in contatto costante con il ministro ucraino per l’Energia, Herman Galushchenko, per valutare lo sviluppo della crisi. Anche se alcune regioni del Paese sono state tagliate fuori [dalle forniture, ndr] di gas ed elettricità, le infrastrutture continuano a funzionare”, ha spiegato Simson.
Al centro della riunione di inizio settimana c’era il tema della sincronizzazione della rete elettrica ucraina con quella europea, un progetto a cui Kiev e Bruxelles lavorano da tempo perché “strategico per diversificare i fornitori di elettricità e rafforzare l’autonomia energetica dalla Russia”. Il test effettuato una settimana fa (poco prima dell’aggressione da parte dell’esercito russo) “per disaccoppiare la rete ucraina da quella russa ha funzionato, dimostrando che il sistema elettrico di Kiev può funzionare da solo”. Vista la situazione attuale, “Kiev ha deciso di non riallacciare la rete a quella russa. Nelle mie discussioni con il ministro ucraino per l’Energia ho espresso tutto il mio sostegno per accelerare la sincronizzazione della rete in Ucraina e anche in Moldova, per un’Europa continentale”. Sarebbe accaduto comunque in circostanze normali “il prossimo anno”, ma la crisi in atto costringe ad accelerare i tempi. La commissaria Simson ha anche confermato che il Gruppo europeo dei regolatori della sicurezza nucleare (European Nuclear Safety Regulators Group – ENSREG) sta preparando “un piano di emergenza nel caso in cui la Russia dovesse attaccare” gli impianti nucleari presenti sul territorio ucraino, da quando le truppe di Mosca hanno usato l’impianto (inattivo) di Chernobyl come scudo e rifugio all’inizio dell’invasione.