Strasburgo, dall’inviato – L’agenda verde dell’Unione Europea è sotto pressione. Il cammino di Bruxelles per la decarbonizzazione dell’economia e della società sta subendo i contraccolpi della guerra russa in Ucraina, con l’aggravamento della crisi energetica e l’aumento dei prezzi di gas ed elettricità che ne sono derivati. Criticità a cui la Commissione Europea sta reagendo per non rinunciare agli obiettivi di transizione verde dell’UE (riduzione delle emissioni di gas serra del 55 per cento entro il 2030 e neutralità climatica entro il 2050) e, allo stesso tempo, per svincolarsi dalla forte dipendenza energetica dalla Russia di Vladimir Putin. A delineare le direttrici di questa azione è la vicepresidente esecutiva della Commissione UE e commissaria per la Concorrenza, Margrethe Vestager, in un’intervista rilasciata all’agenzia stampa GEA – Green Economy Agency del gruppo Hub Editoriale.
Vicepresidente, come sta reagendo la Commissione alle conseguenze della guerra russa in Ucraina sul fabbisogno energetico dell’Unione?
“In questo momento critico, ciò che è importante è innanzitutto stare dalla parte dell’Ucraina e del suo popolo. Ci opponiamo a questa invasione crudele, perché è in gioco la democrazia e la libertà, anche per noi. La guerra di Putin in Ucraina avrà effetti anche sull’economia dell’UE, ora e nei mesi a venire. Abbiamo ancora bisogno di spingere per la transizione verde e i nostri obiettivi a medio e lungo termine in termini di decarbonizzazione rimangono invariati. Questo conflitto ha solo evidenziato la necessità di eliminare gradualmente i combustibili fossili – sia per combattere il cambiamento climatico, sia per aumentare l’indipendenza energetica dell’Europa – accelerando drasticamente la transizione energetica pulita e aumentando l’efficienza energetica”.
E per quanto riguarda le regole sugli aiuti di Stato per l’economia verde?
“Lo scorso gennaio, la Commissione ha adottato nuove linee-guida sugli aiuti di Stato per il clima, la protezione ambientale e l’energia. Queste ampliano le categorie di investimenti e tecnologie che gli Stati membri possono sostenere per contribuire ai nostri ambiziosi obiettivi climatici, ma rendono estremamente difficile per i combustibili fossili più inquinanti essere ammissibili agli aiuti. Guardando al prossimo futuro, per affrontare la crisi immediata scatenata dall’aggressione russa contro l’Ucraina, abbiamo adottato un quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato, che permette ai Paesi membri di attenuare alcune delle pressioni sulla nostra economia, pur proteggendo la parità di condizioni”.
In cosa consiste?
“Il sostegno può essere concesso senza rimuovere completamente i segnali di prezzo, che danno i giusti incentivi per la decarbonizzazione e gli adeguamenti della domanda. Tra le altre misure, il quadro consente agli Stati membri di compensare le imprese, in particolare gli utenti ad alta intensità energetica, per una parte dei costi aggiuntivi dovuti agli aumenti eccezionali dei prezzi del gas e dell’elettricità”.
Parlando di combustibili fossili russi, quanto sta accadendo in Ucraina avrà un impatto sull’indagine dell’Antitrust UE in merito alla riduzione delle forniture di gas da parte di Gazprom?
“Una delle mie responsabilità-chiave come commissaria per la Concorrenza è quella di garantire la nostra valutazione e le nostre decisioni siano basate, secondo le regole della concorrenza, sui fatti e sulla legge. Niente di più, niente di meno. Da un lato, la Commissione e l’Unione europea nel suo complesso stanno assistendo l’Ucraina di fronte alla guerra di aggressione russa: abbiamo diversi strumenti per farlo, tra cui sanzioni, aiuti umanitari, sostegno finanziario e una decisione politica per ridurre la nostra dipendenza dai combustibili russi in futuro. E poi, completamente separato da questo, abbiamo un’indagine in corso che riguarda la fornitura di gas all’Europa, che non può essere influenzata da altre considerazioni. Altrimenti non solo verremmo meno al nostro lavoro, ma i tribunali europei annullerebbero giustamente qualsiasi decisione presa a questo proposito”.
Tornando alla questione dell’indipendenza energetica dell’Unione, c’è il rischio che il mercato interno delle energie rinnovabili possa trovarsi dipendente dall’aumento della partecipazione delle aziende cinesi?
“Avremo bisogno di lavorare con un ampio numero di partner internazionali affidabili per affrontare le sfide del Green Deal europeo e la transizione dell’energia verde pulita. Il nostro obiettivo è quello di garantire l’indipendenza della produzione di energia in Europa, investendo nelle rinnovabili come principale fonte di energia, perché il sole e il vento non possono essere spenti”.
E qual è la strada da seguire?
“Naturalmente dovremo garantire che l’Europa aumenti la sua capacità di produrre e mantenere tecnologie energetiche pulite e che si assicuri le materie prime e i componenti necessari per farlo. Questa diversificazione e decarbonizzazione farà bene al clima, alla nostra economia e alla nostra sicurezza. E poi, la proposta di regolamento della Commissione sui sussidi esteri che distorcono il mercato interno – al momento in discussione al Parlamento europeo e al Consiglio – garantirà condizioni eque di concorrenza affrontando gli effetti distorsivi dei sussidi esteri nel Mercato unico”.
Vicepresidente, faceva riferimento alla necessità di assicurarsi componenti per produrre tecnologie energetiche pulite.
“Le tecnologie dei semiconduttori, e le tecnologie digitali in generale, sono potenti abilitatori per la transizione verso la sostenibilità e possono portare a nuovi prodotti e a modi di lavorare più efficienti ed efficaci che contribuiscono agli obiettivi del Green Deal. I chip, in particolare, determinano il rendimento energetico dei dispositivi intelligenti e sono al centro della transizione verde: l’impronta del settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione può diminuire se e solo se i chip diventano sempre più efficienti dal punto di vista energetico. Inoltre, i chip sono anche al centro dei veicoli elettrici, delle reti energetiche intelligenti, dell’agricoltura sostenibile e di molte altre applicazioni che avranno un impatto positivo sul cambiamento climatico. Ma le interruzioni della fornitura di semiconduttori e la dipendenza da altre regioni possono rallentare la transizione verso la sostenibilità dei settori europei che beneficiano di soluzioni digitali”.
La Commissione come intende mitigare l’impatto ambientale che caratterizza la produzione di semiconduttori?
“Il rafforzamento dell’offerta di semiconduttori in Europa richiede la creazione di nuovi impianti di produzione. È vero che la creazione di impianti industriali può avere un impatto negativo sull’ambiente, ma questo può essere compensato dal loro contributo alla transizione della sostenibilità nel lungo periodo. E naturalmente anche la produzione in quanto tale dovrebbe essere all’altezza della nostra legislazione e dei nostri standard. Ecco perché il quadro proposto dalla Commissione con l’European Chips Act evidenzia la preferenza per gli impianti che fanno uso di processi e risultati efficienti dal punto di vista energetico”.