Bruxelles – Spesa pubblica come “strumento per l’economia”, un modo per restare competitivi. Daniele Franco rilancia a Davos il concetto di debito positivo, politiche di bilancio a sostegno dell’espansione economica. Difende l’impostazione italiana che in Europa è da sempre motivo di attrito con i partner tradizionalmente più attenti a regole e rigore. Ma per il governo non ci sono tabù, e il ministro dell’Economia ricorda che proprio “la spesa, in Italia, durante la pandemia ha evitato problemi per famiglie e imprese” permettendo poi quel grande rimbalzo poi smorzato dagli effetti della guerra in Ucraina.
Sceglie la cornice del World Economic Forum per rilanciare con forza che il debito non è un problema di per sé. “La questione è il tempo di gestione”. Ci sono momenti in cui tenerlo sotto controllo e ridurlo sono più appropriati di altri, e quindi se il sostegno pubblico non può essere un tabù l’austerità non può essere un dogma. Il titolare del MEF è però consapevole di preoccupazioni antiche e nuove, della preoccupazione che l‘estensione della deroga al patto di stabilità possa essere interpretato come un ‘liberi tutti’, e quindi rassicura interlocutori, investitori e mercati. “Abbiamo bisogno di prudenza”, anche se in questo momento servono anche “politiche per l’espansione”.
L’intenzione dell’Italia non è quella di sforare tanto per il gusto di farlo. Franco non nega che il rapporto tra debito e Prodotto interno lordo è alto, che sulla scia delle crisi sanitaria, tra il 2019 e il 2020, “è aumentato di 21 punti percentuali (passando dal 134,1 per cento al 155,3, ndr), ma lo stiamo riducendo” (150,8 per cento nel 2021, 147,9 per cento atteso nel 2022, ndr). Precisazioni non casuali, perché l’Italia resta un partner affidabile. “Non c’è una crisi sistemica del debito“, né in Italia né altrove. E’ la dimostrazione che quando serve, i rubinetti non vanno lasciati chiusi. Debito positivo perché amico della crescita. E’ la storia delle scuole di pensiero in Europa sui conti pubblici, vecchie e mai così attuali.
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