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Le sanzioni alla Russia funzionano, dice Mario Draghi. E continueranno finché l’Ucraina non avrà vinto la sua
Mario Draghi

Le sanzioni alla Russia funzionano, dice Mario Draghi. E continueranno finché l’Ucraina non avrà vinto la sua "guerra di liberazione"

In quella che potrebbe essere la sua ultima conferenza stampa da premier, Mario Draghi sostiene di non condividere la linea della Lega sulle misure varate contro il Cremlino. E assicura che c'è poco spazio di manovra per modifiche al PNRR: "E' quasi tutto bandito", ha chiarito sul punto

Bruxelles – Le sanzioni europee alla Russia funzionano, anche se la propaganda russa ha cercato di dimostrare che non è così. E’ categorico il premier Mario Draghi in quella che potrebbe essere la sua ultima conferenza stampa a ribadire che le sanzioni funzionano. Alcune poco, altre per nulla, ma altre ancora “funzionano moltissimo”, altrimenti secondo Draghi non si spiegherebbero “alcuni comportamenti recenti del presidente russo Vladimir Putin. Perciò, dice Draghi, bisogna continuare su questo fronte, come bisogna continuare anche a dare sostegno “all’Ucraina fino a quando la guerra di liberazione da chi ha invaso non sarà vinta”.

Il premier dimissionario ha parlato in conferenza stampa per presentare il contenuto del decreto Aiuti ter, che stanzierà altri 14 miliardi di euro a sostegno di famiglie ed imprese contro l’aumento dei prezzi dell’energia che attanaglia l’Europa. Per l’emergenza energetica, il premier ha rivendicato che con i tre decreti Aiuti finora varati dal suo governo sono stati stanziati 31 miliardi, senza scostamento di bilancio da 30 miliardi richiesto da Matteo Salvini. Più risorse che in molti altri Paesi dell’Ue, aggiunge.

La risposta di Draghi a una domanda sulle sanzioni arriva dopo settimane di dubbi espressi dal leader della Lega sul reale funzionamento dei sei (finora) pacchetti di sanzioni varati dall’Unione europea nei confronti della Russia per l’invasione dell’Ucraina iniziata lo scorso 24 febbraio, che vanno dal congelamento dei beni a figure di spicco del regime di Putin a un embargo sulle importazioni di carbone e petrolio. Per il leader del Carroccio, in piena campagna elettorale per la chiamata alle urne del 25 settembre, le misure restrittive in questione avrebbero provocato più danni all’economia dei Paesi Ue rispetto a quella russa.

Per Draghi non è così. E lo dimostrerebbero gli atteggiamenti recenti assunti da Putin, primo tra tutti la decisione di non far ripartire i flussi di gas all’Europa attraverso il gasdotto Nord Stream 1, la principale infrastruttura che collega i giacimenti di gas siberiani direttamente alla Germania passando per il Mar Baltico. Per il Cremlino l’interruzione dei flussi “persisterà fino alla revoca delle sanzioni” e questo per molti è indicativo del fatto che le sanzioni occidentali in realtà colpiscono eccome. Altrimenti non ci sarebbe bisogno di ricattare l’Europa per rimuoverle. I dubbi di Salvini e la linea politica della Lega sulla questione è “una visione che il governo attuale non condivide”, ha detto il premier senza lasciare spazio a fraintendimenti.

Come non lascia spazio a fraintendimenti su un’eventuale modifica del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza che serve all’Italia per accedere alle risorse europee del Next Generation Eu varato per la ripresa dalla pandemia. Un tema molto presente nella campagna elettorale italiana, dove soprattutto la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni promette una modifica. Il PNRR italiano “è stato quasi tutto bandito” e quindi “c’è poco da rivedere”, ha chiarito, sottolineando che invece occorre “continuare con determinazione” sull’attuazione del piano “che è il canale più grande che abbiamo di investimenti pubblici”. Draghi non ha mai nascosto di ritenere il PNRR la principale fonte di credibilità dell’Italia in Europa. Un modo per fare riforme e investimenti che rendano l’economia più efficiente e sostenibile. E non ha mai nascosto che il governo, se pure dimissionario, è fino all’ultimo al lavoro per raggiungere il più alto numero di obiettivi possibile prima di lasciare Palazzo Chigi.

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