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La morte di Pelé, anche l'Ue piange e ricorda 'o rei'
Pelé con la maglia della nazionale brasiliana [foto: Wikimedia Commons]

La morte di Pelé, anche l'Ue piange e ricorda 'o rei'

Muore a 82 anni dopo una malattia. Leader e presidenti delle istituzioni Ue ricordano il campione

Bruxelles- “E’ stato uno dei migliori, se non il migliore. Ha incantato milioni di persone, e introdotto generazioni intere alla gioia del calcio mostrando al mondo che non ci sono sogni impossibili”. Il ricordo di Roberta Metsola per Edson Arantes do Nascimento, per tutti semplicemente Pelé. Il campione del football si spento a 82 anni, sulla scia di una malattia che non è riuscita a sconfiggere. Campione del mondo per tre volte, nel 1958, 1966, e 1970, è l’unico ad oggi ad essere riuscito ad esserci riuscito. Un totale di 757 gol in incontri ufficiali, 1.281 in carriera contando anche le partite amichevoli. Difficile descriverlo, e allora il presidente francese, Emmanuel Macron, gli dedica una foto con un didascalico riassunto che se non dice tutto, dice molte di Pelé. “Il gioco. Il re. l’Eternità”.

Per l’Italia l’asso brasiliano del calcio è l’autore del ‘gol impossibile’ nella finale mondiale del 1970, lo stesso di quella Italia-Germania consegnata alla storia e alla memoria. Il nome di Pelé si lega alla più netta sconfitta di una finale mondiale, ma poco importa. “Oggi tutto il mondo piange una leggenda di nome Pelè”, il messaggio della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Grazie al suo estro e alla sua classe è riuscito a lasciare il segno anche nelle generazioni che non hanno avuto la fortuna di vederlo giocare”. Le fa eco il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il già presidente del Parlamento europeo, appassionato di calcio, in un mondo del calcio da sempre diviso tra Maradona e Pelé, riconosce che “è stato il mito della mia infanzia”. Per tutto è ‘O Rei’ (il re), per Tajani è “leggenda del calcio mondiale”.

Dai banchi dell’Europarlamento per una volta, non ci sono divisioni di gruppo. Tutti uniti nel nome del calciatore che è stato e che sempre sarà. “Pelè ci ha fatto amare il calcio e conoscere il Brasile. Rispetto e inchinatevi”, commenta il ciprota Demetris Papadakis, socialista. “Maradona, Kreef, Messi, M’bappé hanno continuato la strada che Pele ha aperto nello sport più popolare del pianeta”, sostiene il greco Dimitrios Papadimoulis, de laSinistra. “Addio, primo vero calciatore completo, primo universalmente riconosciuto come “il più forte del mondo””, il tweet di Dino Giarrusso, del Movimento 5 Stelle.

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