Bruxelles – Continua giorno dopo giorno lo sforzo dei Paesi membri dell’Unione Europea a sostegno di Turchia e Siria per affrontare le conseguenze dello sciame sismico che ha colpito i due Paesi lunedì (6 febbraio) e che al momento ha causato la morte di oltre 11 mila persone. “Questa mattina abbiamo ricevuto la richiesta di assistenza dal governo della Siria attraverso il Meccanismo di Protezione Civile dell’Ue”, ha annunciato il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič, mettendo fine alle polemiche della giornata di ieri (7 febbraio) sul mancato intervento di Bruxelles a sostegno di Damasco. Lo stesso commissario Lenarčič si recherà domani (9 febbraio) in vista “nelle aree colpite” in Turchia, ha reso noto l’esecutivo comunitario in una nota.
La richiesta ai 35 Stati membri del Meccanismo Ue di “contribuire in modo positivo” riguarda la fornitura di “una lunga lista” di materiali e beni di prima necessità – “cibo, medicine, attrezzature per la ricerca e soccorso” – ma le autorità europee “controlleranno che andranno alle persone che ne hanno realmente bisogno”, ha avvertito il titolare della Gestione delle crisi per il gabinetto von der Leyen. La precisazione è arrivata proprio in risposta al presunto impatto delle sanzioni Ue contro il regime di Damasco sull’attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue e sul sostegno umanitario alle vittime del terremoto in Siria (la richiesta di attivazione da parte di Istanbul è arrivata a poche ore dalla prima scossa lunedì mattina). Le misure restrittive “sono state imposte nel 2011 per la repressione violenta contro la popolazione civile, non hanno nessun impatto sull’assistenza umanitaria fornita dall’Ue“, dal momento in cui “colpiscono alcuni settori dell’economia da cui il regime ottiene ricavi”, ha voluto ribadire Lenarčič.
A proposito della risposta europea alle conseguenze del terremoto, il Meccanismo di protezione civile dell’Ue andrà ora a sostenere sia la Turchia sia la Siria e da Bruxelles arriverà “un’assistenza umanitaria di emergenza del valore di 6,5 milioni di euro” (3,5 a Damasco e 3 ad Ankara): “Si tratta di una delle più grandi operazioni di ricerca e salvataggio mai effettuate dall’Ue”, precisa la Commissione. Per quanto riguarda la Siria, il Centro di coordinamento della risposta alle emergenze “è in contatto con gli Stati membri e le Nazioni Unite” per convogliare “immediatamente” possibili offerte per l’accesso a un riparo, acqua, servizi igienici e articoli sanitari. In Turchia sono invece già arrivate 31 squadre di ricerca e soccorso e 5 squadre mediche, guidate da 20 Paesi Ue (Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Cipro, Estonia, Francia, Grecia, Germania, Italia, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna e Ungheria) e tre extra-Ue (Albania, Montenegro e Serbia). La mobilitazione conta 1485 soccorritori e 100 cani da ricerca, mentre oggi Ankara ha chiesto nuovi “articoli di rifugio” e Germania, Lituania e Slovenia “hanno già offerto coperte, tende e stufe”.
Dopo Turchia e Siria, i 5 obiettivi europei di resilienza ai disastri
Proprio oggi – “sfortunatamente a pochi giorni dal terribile terremoto ha colpito Siria e Turchia” – il commissario Lenarčič ha presentato la raccomandazione e la comunicazione adottate dal Collegio dei commissari per stabilire gli obiettivi comuni sulla resilienza alle catastrofi nei settori della protezione civile. “Ci siamo preparati da tempo” in collaborazione con gli Stati membri sui cinque obiettivi da perseguire collettivamente: “Anticipare, preparare, allertare, rispondere, mettere in sicurezza“. Obiettivi per il futuro che tracciano le modalità per “preparare al meglio i Paesi europei ai rischi naturali, tra cui terremoti, inondazioni e incendi boschivi”, di fronte a un panorama “in rapida evoluzione”. Dall’inizio del mandato del gabinetto von der Leyen nel 2019 il numero di volte in cui il Meccanismo di Protezione Civile dell’Ue è stato attivato “è di cinque volte maggiore rispetto alla media dei due decenni precedenti”, ha ricordato il commissario, evidenziando che “i disastri tradizionali hanno aumentato l’intensità e la frequenza, soprattutto per gli effetti della crisi climatica”.
Il primo obiettivo dell’Ue è anticipare, ovvero “migliorare la valutazione del rischio, l’anticipazione e la pianificazione della gestione del rischio di catastrofi” con l’iniziativa ‘Scenari di catastrofe a livello europeo’. Preparare prevede l’aumento della “consapevolezza dei rischi e la preparazione della popolazione” e l’iniziativa ‘preparEu’. Con allertare la Commissione intende “potenziare i sistemi di allerta precoce” con un’iniziativa per ‘collegare l’allerta globale precoce con l’azione locale in Europa’. Rispondere sarà un “rafforzamento della capacità di risposta” del Meccanismo di protezione civile dell’Ue e “l’aumento della riserva strategica rescEu’. Infine mettere in sicurezza dovrà garantire che “i sistemi di protezione civile rimangano operativi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, durante e dopo i disastri, quando sono più necessari” anche grazie a ‘stress-test dei centri operativi di emergenza in tutta Europa’.